Quando nascerà l’ultimo italiano

Sottotitolo: 
Da lontano, arriverà altra gente, bambini, donne, uomini, tutti affamati, impauriti, stanchi. Cosa faremo di loro? Li accoglieremo o li respingeremo, che tornino là da dove sono venuti, attraversino – un’altra volta – mari e deserti, senza cibo, senza acqua da bere, senza speranze, senza futuro?
Abstract: 

 

 

 

 

 

Guglielmo Ragozzino, 5 dicembre 2024

 

 

Da mezzo secolo la politica della sinistra italiana, (quella fornita di possibili prospettive di successo) consiste in qualche forma di compromesso storico. Il compromesso storico, come si ricorderà è la linea politica scelta dal Partito comunista italiano (Pci) per proporre una politica appunto di compromesso alla Dc (democrazia cristiana) che da

venticinque anni governava, con o senza alleati minori, l’Italia.

 

Negli anni Settanta il Pci aveva quasi raggiunto gli stessi voti e presenze parlamentari della Dc. Per evitare altri venticinque anni analoghi ai precedenti era necessario cambiare qualcosa. Poche settimane dopo il golpe cileno contro Allende (11 settembre 1973) Enrico Berlinguer scrisse su “Rinascita”, settimanale del Pci, tre articoli: a) 28 settembre. Imperialismo e coesistenza alla luce dei fatti cileni. Necessaria una riflessione attenta sul quadro mondiale; b) (5 ottobre). Via democratica e violenza nazionale. Riflessione sull’Italia dopo i fatti del Cile; c) (12 ottobre). Alleanze sociali e schieramenti politici. Riflessione sull’Italia dopo i fatti del Cile.

 

Il Pci di Berlinguer si svincolava dallo schieramento sovietico e proponeva alla Dc di dirigere insieme l’Italia, con un principio di alternanza. La discussione tra “alternanza” e “alternativa” non si concluse. Il delitto Moro, poco più di quattro anni dopo, distrusse questo progetto.

 

Il “campo largo” famoso nell’ultimo periodo, è in sostanza una derivata di quell’idea principale. In altre parole, la politica della sinistra punta ad allargare il consenso, indispensabile non solo per passare in maggioranza, ma per vincere effettivamente le elezioni, ottenendo un successo riconosciuto anche dall’opposizione sconfitta. Su quanto poi ci sia, o ci sia stato, di utopistico, o perfino di erroneo nel compromesso storico, la discussione è aperta. Forse è utopistico anche immaginare che “il campo largo” abbia caratteristiche analoghe e che, quanto a contenuti, non faccia passi avanti. “Noi siamo noi” predica alle masse, la vera sinistra “e gli altri, prima o poi, dovranno darci ragione. Bisogna solo evitare errori madornali”. Tra venti o trent’anni, senza errori madornali, la sinistra tornerà a Palazzo Chigi, o come si chiamerà quella volta il potere. Nel frattempo, se Palazzo Chigi sarà sempre in Piazza Colonna, molte altre cose, anzi tutte le altre cose, saranno cambiate e forse noi, la sinistra, faremo fatica a riconoscerle.

 

Intorno al 2050 il clima atmosferico sarà probabilmente peggiorato, la popolazione europea – e quella italiana in particolare – decimata. La popolazione mondiale dovrebbe aumentare fino alla fine del secolo, molto lentamente. Da un lato si ridurrà il numero di figli per donna e dall’altro aumenterà la vita media delle persone. La popolazione mondiale era di 3 miliardi nel 1960, saliva a 4,4 miliardi

 nel 1980, a 6 miliardi nel 2000, per arrivare a 8 miliardi nel 2020, denotando un certo rallentamento. Per quanto riguarda l’Italia, dai 58,76 milioni di persone nel 2023, si

 scenderebbe ai 58,6 del 2030, mentre per il 2080 si fronteggerebbero due previsioni. La prima di un calo di 5,9 milioni e l’altra, cosiddetta meno favorevole, con un calo di 19,7 milioni. L’ultimo italiano potrebbe nascere tra duecento anni e morire tra trecento.

 

Intanto, da dentro e fuori Europa, da lontano, arriverà altra gente, bambini, donne, uomini, tutti affamati, impauriti, stanchi. Cosa faremo di loro? Li accoglieremo o li respingeremo, che tornino là da dove sono venuti, attraversino – un’altra volta – mari e deserti, senza cibo, senza acqua da bere, senza speranze, senza futuro? Il nostro partito, la sinistra, per il futuro vorrà chiudere le porte e alzare alti muri, per tenerli lontani, oppure accoglierà

i nuovi arrivati con fiducia e solidarietà, dando loro sicurezza e un tetto (e un letto e un piatto caldo) e scuole e medicine e musiche per insegnare e imparare il nuovo mondo

da fondare insieme.

 

Che si comprenda, finalmente, chi siano i nostri, la nostra classe. In altre parole, tornando al dissidio politico tra una destra e una sinistra, nei paesi dell’UE, nella politica europea vi è finalmente, di nuovo, uno scontro vero tra destra e sinistra; solo che mentre la destra è consapevole dei suoi valori e interessi, per la sinistra le cose sono assai

più complicate: essa non ha capito bene quale sia il suo ruolo, quale sia il suo pubblico, quale la sua classe.

 

Lungi da noi la pretesa o l’arroganza di spiegarglielo, dal nostro pulpito; possiamo solo provare a discuterne, dopo avere riflettuto ancora e ancora, aver letto e studiato

i classici, le nuove leggi, Le leggi italiane sui migranti dall’espansiva Turco-Napolitano all’ultima stranezza (del resto molto apprezzata in altri paesi dell’Unione Europea) il patto italo-albanese, mostrano un totale cambio di scelta. Non più favorire l’immigrazione dall’estero, ma contrastarla in ogni modo. Chissà se il nostro concittadino centenario, nato tra duecento anni, quello indicato poco prima, apprezzerà l’evoluzione della politica migratoria italiana?

 

Intanto abbiamo le cronache orrende e pietose della nuova, attuale storia del mondo, ma dopo aver imparato a conoscersi, gli uni e gli altri, dopo essere stati in ascolto tra la gente comune e tra i saggi, dovremmo cercare di captare, dalla prima e dagli altri, un po’ di esperienza e di buon senso.

Da mezzo secolo la politica della sinistra italiana, (quella fornita di possibili prospettive di successo) consiste in qualche forma di compromesso storico. Il compromesso storico, come si ricorderà è la linea politica scelta dal Partito comunista italiano (Pci) per proporre una politica appunto di compromesso alla Dc (democrazia cristiana) che da venticinque anni governava, con o senza alleati minori, l’Italia.

Negli anni Settanta il Pci aveva quasi raggiunto gli stessi voti e presenze parlamentari della Dc. Per evitare altri venticinque anni analoghi ai precedenti era necessario cambiare qualcosa. Poche settimane dopo il golpe cileno contro Allende (11 settembre 1973) Enrico Berlinguer scrisse su “Rinascita”, settimanale del Pci, tre articoli: a) 28 settembre. Imperialismo e coesistenza alla luce dei fatti cileni. Necessaria una riflessione attenta sul quadro mondiale; b) (5 ottobre). Via democratica e violenza nazionale. Riflessione sull’Italia dopo i fatti del Cile; c) (12 ottobre). Alleanze sociali e schieramenti politici. Riflessione sull’Italia dopo i fatti del Cile.

Il Pci di Berlinguer si svincolava dallo schieramento sovietico e proponeva alla Dc di dirigere insieme l’Italia, con un principio di alternanza. La discussione tra “alternanza” e “alternativa” non si concluse. Il delitto Moro, poco più di quattro anni dopo, distrusse questo progetto.

Il “campo largo” famoso nell’ultimo periodo, è in sostanza una derivata di quell’idea principale. In altre parole, la politica della sinistra punta ad allargare il consenso, indispensabile non solo per passare in maggioranza, ma per vincere effettivamente le elezioni, ottenendo un successo riconosciuto anche dall’opposizione sconfitta. Su quanto poi ci sia, o ci sia stato, di utopistico, o perfino di erroneo nel compromesso storico, la discussione è aperta. Forse è utopistico anche immaginare che “il campo largo” abbia caratteristiche analoghe e che, quanto a contenuti, non faccia passi avanti. “Noi siamo noi” predica alle masse, la vera sinistra “e gli altri, prima o poi, dovranno darci ragione. Bisogna solo evitare errori madornali”. Tra venti o trent’anni, senza errori madornali, la sinistra tornerà a Palazzo Chigi, o come si chiamerà quella volta il potere. Nel frattempo, se Palazzo Chigi sarà sempre in Piazza Colonna, molte altre cose, anzi tutte le altre cose, saranno cambiate e forse noi, la sinistra, faremo fatica a riconoscerle.

Intorno al 2050 il clima atmosferico sarà probabilmente peggiorato, la popolazione europea – e quella italiana in particolare – decimata. La popolazione mondiale dovrebbe aumentare fino alla fine del secolo, molto lentamente. Da un lato si ridurrà il numero di figli per donna e dall’altro aumenterà la vita media delle persone. La popolazione mondiale era di 3 miliardi nel 1960, saliva a 4,4 miliardi  nel 1980, a 6 miliardi nel 2000, per arrivare a 8 miliardi nel 2020, denotando un certo rallentamento. Per quanto riguarda l’Italia, dai 58,76 milioni di persone nel 2023, si scenderebbe ai 58,6 del 2030, mentre per il 2080 si fronteggerebbero due previsioni. La prima di un calo di 5,9 milioni e l’altra, cosiddetta meno favorevole, con un calo di 19,7 milioni. L’ultimo italiano potrebbe nascere tra duecento anni e morire tra trecento.

Intanto, da dentro e fuori Europa, da lontano, arriverà altra gente, bambini, donne, uomini, tutti affamati, impauriti, stanchi. Cosa faremo di loro? Li accoglieremo o li respingeremo, che tornino là da dove sono venuti, attraversino – un’altra volta – mari e deserti, senza cibo, senza acqua da bere, senza speranze, senza futuro? Il nostro partito, la sinistra, per il futuro vorrà chiudere le porte e alzare alti muri, per tenerli lontani, oppure accoglierà i nuovi arrivati con fiducia e solidarietà, dando loro sicurezza e un tetto (e un letto e un piatto caldo) e scuole e medicine e musiche per insegnare e imparare il nuovo mondo da fondare insieme.

Che si comprenda, finalmente, chi siano i nostri, la nostra classe. In altre parole, tornando al dissidio politico tra una destra e una sinistra, nei paesi dell’UE, nella politica europea vi è finalmente, di nuovo, uno scontro vero tra destra e sinistra; solo che mentre la destra è consapevole dei suoi valori e interessi, per la sinistra le cose sono assai più complicate: essa non ha capito bene quale sia il suo ruolo, quale sia il suo pubblico, quale la sua classe.

Lungi da noi la pretesa o l’arroganza di spiegarglielo, dal nostro pulpito; possiamo solo provare a discuterne, dopo avere riflettuto ancora e ancora, aver letto e studiato i classici, le nuove leggi, Le leggi italiane sui migranti dall’espansiva Turco-Napolitano all’ultima stranezza (del resto molto apprezzata in altri paesi dell’Unione Europea) il patto italo-albanese, mostrano un totale cambio di scelta. Non più favorire l’immigrazione dall’estero, ma contrastarla in ogni modo. Chissà se il nostro concittadino centenario, nato tra duecento anni, quello indicato poco prima, apprezzerà l’evoluzione della politica migratoria italiana?

Intanto abbiamo le cronache orrende e pietose della nuova, attuale storia del mondo, ma dopo aver imparato a conoscersi, gli uni e gli altri, dopo essere stati in ascolto tra la gente comune e tra i saggi, dovremmo cercare di captare, dalla prima e dagli altri, un po’ di esperienza e di buon senso..

Guglielmo Ragozzino

Esperto sui temIi ambientali e sociali. Collaboaore de "Il Manifesto".Scrive su "Sbilanciamoci" e cura l’edizione italiana di Le" Monde diplomatique". Ha scritto insieme a Gb Zorzoli un libro sul petrolio, “Un mondo in riserva” (Franco Muzzio Editore, 2006).