La particolare forma di schizofrenia dei mercati finanziari.
Forse i leader europei dovrebbero essere più cauti nelle ottimistiche affermazioni che elargiscono, perché regolarmente accade che i mercati finanziari entrano in agitazione, le borse crollano e gli spread risalgono; non solo quelli di Spagna ed Italia. Una delle ragioni è l’oltremodo scarsa prospettiva di crescita dell’Europa; quest’anno sia l’area euro che l’UE a 27 sarà complessivamente in stagnazione, e per il 2013 è prevista una pallida ripresa. Ma per i paesi mediterranei le cose sono ancora più tristi.
Per la Spagna il problema è dato dalla difficoltà di far calare il deficit, per l’Italia di mantenere un saldo primario elevato anche in condizioni di crescita bassa o nulla. Gli spread risalgono, riportando verso l’alto il costo del debito; diventano necessari nuovi interventi, che deprimono la crescita. Come ha detto Olivier Blanchard, capo economista del FMI, i mercati finanziari soffrono di una particolare forma di schizofrenia: “maledetti se non li fate (gli interventi restrittivi), maledetti se li fate”.
Può essere interessante esaminare il periodo 2008-2011, guardando all’andamento dei deficit pubblici e dei tassi di crescita economici di due gruppi di paesi europei, di cui undici dell’area euro, più Danimarca, Svezia e Regno Unito. I due gruppi sono divisi in sei paesi con la bilancia delle partite correnti in attivo, e otto con la bilancia in passivo.
Paesi con la bilancia corrente in surplus
I) Bilancio pubblico (surplus o deficit )
2008 2009 2010 2011
Austria -1 -4,1 -4,4 -3,4
Danimarca 3,3 -2,8 -2,8 -3,7
Finlandia 4,2 -2,7 -2,8 -2,0
Germania -0,1 -3,2 -4,3 -1,2
Olanda 0,5 -5,5 -5 -4,2
Svezia 2,2 -0,9 -0,1 0,1
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II) Crescita reale
2008 2009 2010 2011
Austria 1,4 -3,8 2,3 3,1
Danimarca -0,8 -5,0 1,3 1,0
Finlandia 0,3 -8,4 3,7 2,9
Germania 1,1 -5,1 3,7 3,0
Olanda 1,8 -3,5 1,7 1,2
Svezia -0,6 -5,0 6,1 3,9
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Paesi con la bilancia corrente in deficit
I) Bilancio pubblico (surplus o deficit )
2008 2009 2010 2011
Belgio -1,3 -5,9 -4,2 -3,5
Francia -3,3 -7,6 -7,1 -5,7
Grecia -9,9 -15,8 -10,8 -9,0
Irlanda -7,3 -14,2 -31,3 -10,3
Italia -2,7 -5,4 -4,5 -3,6
Portogallo -3,7 -10,2 -9,8 -5,9
Regno Unito -5,0 -11 -10,4 -9,4
Spagna -4,5 -11,2 -10,4 -9,4
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II) Crescita reale
2008 2009 2010 2011
Belgio 1 -2,9 2,3 1,9
Francia -0,1 -2,7 1,5 1,7
Grecia -0,2 -3,3 -3,5 -6,9
Irlanda -3 -7 -0,4 0,7
Italia -1,2 -5,5 1,8 0,4
Portogallo 0 -2,9 1,4 -1,6
Regno Unito -1,1 -4,4 2,1 1,5
Spagna 0,9 -3,7 -0,1 0,7
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Confrontando i due gruppi di paesi si notano le differenze. I paesi con bilancia in attivo presentano nel 2008 bilanci pubblici in attivo o in passivo molto contenuto, mentre solo Danimarca e Svezia sono già in recessione. I paesi con bilancia in passivo hanno invece deficit di bilancio pubblico in alcuni casi piuttosto elevati, e, salvo Belgio e Spagna, sono già in recessione. Tutti i paesi vanno in recessione più o meno profonda nel 2009, con un ovvio peggioramento del bilancio pubblico, per via degli stabilizzatori automatici e degli interventi discrezionali volti a limitare la caduta del Pil (in particolare i paesi che partono da un livello di debito pubblico basso).
Ma la differenza sta nel fatto che il primo gruppo di paesi riesce a recuperare la caduta del Pil (salvo la Danimarca e parzialmente l’Olanda, che non a caso presentano i deficit più elevati del gruppo), mentre nel secondo gruppo solo Belgio e Francia (anche in questo caso grazie a politiche di bilancio poco restrittive) recuperano la caduta del Pil, mentre per gli altri paesi il recupero è solo molto parziale. Grecia e Portogallo subiscono con una nuova caduta del Pil nel 2011 gli effetti delle manovre restrittive cui sono costretti.
Le politiche restrittive decise dalla Germania stanno peraltro dando i risultati che si possono vedere nelle previsioni di Eurostat per il 2012: l’intera Europa è nel complesso in stagnazione, ma cinque degli otto paesi con deficit di bilancia delle partite correnti vanno in recessione; ed anche per gli altri tre paesi vi è forte rallentamento della crescita (Regno Unito 0,6, Irlanda 0,5, Francia 0,4). Nel primo gruppo invece, pur essendoci un vistoso rallentamento, solo l’Olanda entra in recessione con un -0,9.
In conclusione, se in Europa continua a prevalere la tesi per cui l’unica cosa che conta è che i paesi “cicala” facciano un’adeguata penitenza, con il bilancio in pareggio e con i tagli ai salari per recuperare le perdite di competitività, è probabile che i mercati finanziari non avranno la pazienza di aspettare che l’improbabile aggiustamento abbia luogo, e facciano saltare il banco.