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IL Prof. Bhagwati critica il "fascino dell'industria" e sostiene che i servizi possono sostituire l'occupaizone industriale; ma l'esperienza della Germania dimostra il contrario.
Il sostegno , di parole e di dollari , dato dal governo americano all’industria manifatturiera é dispiaciuto al Prof Bhagwati , un economista e commentatore ben noto, che ha articolato una sua opinione contraria, che rischia di identificarsi con le posizioni dell’ambiente finanziario americano. (FT 9-8-2010). Bhagwati non accetta che il governo sia affascinato dall’industria manifatturiera . Perche’ non preferire i servizi finanziari? Egli sembra accettare che questi ultimi ‘siano contenuti” ma chiarisce che “ ciò non deve necessariamente indicare che si debba sviluppare la manifatturiera ” . Anche i servizi finanziari sono innovativi , e la manifattura assorbe una gran quantitá di denaro pubblico “ come sconti fiscali, terra gratis per nuovi impianti, ed altri sussidi” e per il salvataggio dell’industria automobilistica. Bhagwati sostiene che i servizi , per esempio i servizi personali e la cura dei malati e degli anziani , possono prendere il posto dell’occupazione nell’industria.... “la manifatturiera non è il solo settore innovativo, l’agricoltura , per esempio ha creato i cereali ibridi... e i servizi hanno trasformato il commercio al dettaglio e il settore delle comunicazioni.” Infine, lo sviluppo della manifattura non é il miglior modo per far uscire gli Stati Uniti dalla crisi attuale .
La discussione aperta da un esperto famoso, in uno degli oracoli del capitalismo sul primato dell’industria o della finanza fa venire in mente il bambino che chiede al padre se é più forte la tigre o il pescecane. Non solo i due animali non s’incontrano mai , ma la loro forza dipende dalle loro tanto diverse caratteristiche ; ognuna é al meglio delle sue capacitá in ambienti molto diversi. L’industria e la finanza, naturalmente, s’incontrano ed ognuno dei due e’ utile all’altro, proprio perché hanno diverse funzioni e qualitá. Questa strana discussione si e’ riaperta oggi perché una delle due aree é cresciuta in un modo davvero straordinario , molto oltre i bisogni di un’economia ben organizzata. Il settore finanziario , utile per fornire capitale per gli investimenti e la produzione , si é di recente trasformato in una macchina per moltiplicare il debito, una macchina che ben presto finí a massima velocità in un burrone , per la delizia di tutti i disegnatori satirici americani e non. L’economia, qualunque economia , vive e cresce su quello che si chiama “valore aggiunto” , il fatto che i minerali vengono trasformati in beni utili, e che l’agricoltura ottiene i suoi prodotti dalla terra. Nessun’altra creazione di valore avviene , e quando i capi delle imprese parlano oggi di “creazione di valore” si riferiscono ai dividendi che le imprese devono pagare ai loro azionisti per evitare di essere inghiottite da qualcuno piú grande di loro o di essere fatta a pazzi come una vecchia automobile dagli sfasciacarrozze.
I servizi facilitano la spesa, e l’incoraggiano, ma non creano quel valore che é il sangue stesso dell’economia. Tuttavia, é perfettamente possibile capire perché i finanzieri non vedono di buon occhio l’industria. L’imprenditore industriale ha bisogno dei lavoratori : può cercare di pagarli il meno possibile, ma ne ha bisogno , e questi , a loro volta, cercano di aumentare il loro reddito creando i sindacati , che assumono un forte potere di equilibrio.
I finanziari non hanno bisogno di una massa di lavoratori. Al limite, ciò di cui hanno bisogno é un po’di soldi , qualche computer ( a cui le innovazione dell’industria manifatturiera ha conferito un potere ed una velocitá straordinari) ed una reputazione ( che , puo’ essere falsa , o esagerata) per realizzare un’apparente “creazione di valore” senza bisogno di pagare delle masse di operai per avere un prodotti vendibile. E quindi perché preoccuparsi dei lavoratori? Non ce n’é piu’ bisogno!
Il problema é che la tecnologia industriale aumenta rapidamente ; d’altro canto, la disoccupazione è il peggior spreco possibile di capitale umano. Tuttavia, se é competitiva, l’industria manifatturiera esporta,e le ragguardevoli dimensioni del deficit commerciale americano giustificherebbe un interesse ben maggiore , di pubblici e privati, al suo sviluppo. Non c’é da stupirsi se il paese europeo che ha sentito di meno il recente crollo dell’economia mondiale , la Germania, c uno dei maggiori esportatori mondiali , nonostante un territorio ed una popolazione relativamente limitati. Negli Stati Uniti , i banchieri che dicono a tutti che essi non sono gli unici ad avere denari dallo Stato si dimenticano che i salvataggi recenti furono resi necessari dal caos creato dal boom finanziario in tutto il paese.
Un paragone fra Germania e Stati Uniti
Su questo tema vale la pena di accennare ad un recente commento di David Brooks nell’IHT (28-29Agosto 2010). L’articolo parla delle buone notizie che vengono dall’economia tedesca, e ne conclude che i tedeschi hanno visto giusto , e gli Americani no . I primi non hanno speso gran che per stimolare la loro economia, ed hanno invece cercato di ridurre il deficit di bilancio e d’ instaurare un clima di fiducia. “ Se uno predica i giusti valori , e crea un clima di sicurezza, allora attraverso un processo misterioso che non capiremo mai, le cose si metteranno probabilmente al meglio” recita l’articolo, e conclude che Barak Obama ha sbagliato a cercare di stimolare la crescita dell’economia , aggiungendo cosí al deficit di bilancio. Il “mistero: evocato dall’ autore sta tutto nella sua spiegazione. A me sembra che l’articolo non rappresenti correttamente come funziona l’economia tedesca. Questa é basata sull’industria , e specialmente su quella manifatturiera, , che ha un alto livello d’innovazione tecnica e dei lavoratori specializzati e molto preparati. In quel paese certe priorità sono osservate attentamente: per esempio, quella di non perdere forza lavoro , che é molto preparata e difficile da sostituire in breve tempo, dato l’alto livello delle lavorazioni. Anche nel punto più basso della crisi le imprese industriali tedesche hanno tentato tutti possibili modi di mantenere la loro forza lavoro , ed i sindacati hanno apertamente collaborato con loro.
Naturalmente, la crisi finanziaria e l’appiattimento dell’Euro ha giocato a favore di uno dei maggiori esportatori mondiali. Negli Stati Uniti, invece, le compagnie industriali hanno licenziato un gran numero di lavoratori , ed i giornali della destra hanno approvato, dicendo che quelle che licenziano “ saranno quelle che sopravvivono alla crisi”.
Cosí da una parte, si vede un famoso economista americano che sostiene che l’interesse del suo Governo per l’industria manifatturiera é in realtá eccessivo , e che i servizi finanziari dovrebbero essere considerati importanti come l’industria.
D’altro lato, David Brooks riconosce che “ noi americani abbiamo preso a prestito dai nostri figli, speso una parte di quel denaro comprando macchine tedesche, e finito per dare occupazione ai lavoratori tedeschi”.
Sembra proprio che qualcosa non funzioni nella cultura economica “post industriale”. E puó essere che questa sia la ragione principale della diversa situazione dell’economia tedesca e di quell’americana. Chiaramente quelli che consideriamo un successo tedesco non trova le sue ragioni nell’aver deciso di contenere il debito pubblico invece di stimolare la domanda.