Wikeleaks

Quando vengono alla luce   dei segreti ben nascosti , spesso si scopre che  sono solo  cose vecchie e ben note. Le rivelazioni di Wiki Leaks  sui rapporti fra Italia e Russia  nel campo del gas e del petrolio  non contengono nulla di nuovo e si riferiscono ad una storia svoltasi alla luce del sole  che inizia giá dalla prima metá del secolo scorso. La nazionalizzazione del petrolio russo decisa dalla Rivoluzione di Ottobre   creó una forte reazione,  e i paesi europei e gli USA decisero che il petrolio russo doveva  rimanere fuori dal mercato. Tutti d’accordo...meno l’Italia. Non credo che la decisione fosse dovuta  alla simpatia per la rivoluzione russa ( che esisteva, ma durò poco) : quello russo era l’unico petrolio disponibile sul mercato.  Le compagnie petrolifere vendevano la benzina  e gli altri prodotti , ma non il petrolio greggio che  si muoveva esclusivamente lungo i loro  canali di integrazione verticale . Se gli Italiani volevano creare una loro industria petrolifera , come dimostrarono con la creazione dell’AGIP nel 1927,  dovevano comprare petrolio russo , il quale, insieme ai prodotti raffinati russi,  costituí una parte rilevante dell’approvvigionamento petrolifero italiano, almeno fino ai tardi anni ’30,  quando si sviluppó l’offerta di petrolio rumeno. Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale , ed il successo della ricostruzione appoggiata dagli Stati Uniti,  l’Italia aveva bisogno delle fonti di energia per alimentare quello che fu poi chiamato “ il miracolo italiano”. Il gas naturale  scoperto e sviluppato nella Valle Padana dall’AGIP ne fu uno fra i  fattori principali. Alla fine delle ostilitá  gli abili meccanici padani  convertirono a gas naturale le poche auto ancora in circolazione ,  una soluzione  brillante , ma applicabile solo dove si trovava gas.  Il 50% delle raffinerie italiane di  Bari ,  Livorno  e  Venezia , fu dato a compagnie dei vincitori , e l’AGIP poteva approvvigionarsi solo da quella di  Venezia , gestita dalla BP, che aveva un surplus di greggio iraniano e nessuna distribuzione in Italia . L’AGIP tornó al suo vecchio fornitore. Il petrolio russo era stato bandito, ma si sperava  che l’accordo del 1925 fosse stato dimenticato, e  comunque, l’Italia non l’aveva sottoscritto. Le difficolta’ politiche erano tante, ma l’ENI, creato da poco, aveva una sua capacitá politica  , ed Enrico Mattei voleva ridurre il prezzo della benzina. Naturalmente, l’AGIP aveva pochi soldi,  ed il petrolio fu pagato, almeno in parte , con tubi d’acciaio che ai russi servivano per sviluppare la loro industria. Forse i tubi italiani non erano sufficienti , o forse sí, e la Mannesmann fu in ogni caso inclusa nell’accordo. Gli Americani che organizzarono un processo contro l’ENI  si trovarono nella situazione imbarazzante  di uno scontro degli Stati Uniti contro Italia e Germania . Alla fine, il Presidente Kennedy chiese alla EXXON  di offrire all’AGIP un contratto simile a quello russo, per evitare , cosí si disse,   che gli italiani cadessero esclusivamente in mani russe.  Il petrolio russo nono fece crollare l’Occidente, anzi, lo rafforzó, e l’ENI-AGIP  cominció a crescere  fino a diventare una grande multinazionale. Tuttavia, i campi petroliferi della Valle Padana, compresi quelli in Adriatico, non erano eterni, e quello trovati nella Penisola e in Sicilia  non erano grandi. Bisognava importare altro gas . L’Italia aveva assaggiato i vantaggi del gas naturale  per scaldare le case, alimentare le industrie e le centrali termoelettriche, ed aveva bisogno di una rete di metanodotti  a livello nazionale , comparabile alla rete ferroviaria costruita poco dopo l’unitá d’Italia.. Si cominció con la Libia ,  con il primo impianto europeo di rigassificazione del metano liquefatto , costruito in Liguria, a Panigaglia , ed alimentato da gas della EXXON. La domanda potenziale di gas in Italia era molto alta,  e bisognava ricorrere ai metanodotti,  prima dal Mare del Nord,  e poi, per volumi ben maggiori,  dalla Russia e dall’Algeria.  Ambedue  i progetti erano   delle grandi innovazioni tecnologiche, la Russia per la distanza e il numero dei paesi da attraversare,  con  il vantaggio che Russia ed Europa non sono divise da un confine naturale . Il metanodotto dall’Algeria  doveva attraversare il Mediterraneo, una cosa mai tentata prima. Né mancarono i problemi politici,  specie da parte del Governo Americano,  ma , come la prima volta,  non vi erano solo gli italiani, ma anche i tedeschi, e non solo per vendere tubi , ma per importare grandi quantità di gas  per sostituire carbone ed olio combustibile  con una fonte  molto meno  inquinante. In conclusione I rapporti fra la Russia e l’Italia, e l’Europa,  sono stati sinora molto proficui, ed hanno  largamente contenuto l’ammontare di CO2 e di altri inquinanti  emessi nell’atmosfera.  Lungo tutta questa storia,  vi e’  però stata un’antipatia americana  per i rapporti commerciali fra Europa e Russia, basata forse sul sospetto  che la Russia voglia usare della sua posizione di venditore per  ricattare l’Europa: ed a che fine? Per un’alleanza politica? Ma i rapporti a livello politico globale  sono ormai incanalati su ben altra direzione.  Una parte di questo atteggiamento e’ sostenuto da argomenti  economici e tecnici su  come e dove investire  per nuove importazioni di gas in Europa. Qualcuno sostiene che il gas é giá abbondante : gli Stati Uniti hanno aumentato la loro produzione   e l’Europa segue politiche di contenimento della domanda, e la sua domanda addizionale potrebbe essere soddisfatta dalle navi metaniere . Argomento buono per il breve termine , ma non oltre.  La domanda di energia in Europa riprenderá con la ripresa dell’economia, e per essere pronti all’aumento della domanda é necessario partire    con buon anticipo. Alternativamente  qualcuno sostiene che  l’Europa dovrebbe cercare gas addizionale fuori dalla Russia. La scelta di un  fornitore é sempre  difficile,  e l’unico criterio possibile é  quello  dell’esperienza già fatta , e quella con la Russia non è affatto negativa . Nonostante il completo  rivolgimento politico ed economico ,  gli unici problemi sono stati quelli  creati dai paesi da attraversare, che saranno risolti dal completamento del gasdotto del Nord . Vale la pena di ricordare che la Russia è il maggior produttore di petrolio del mondo, ed ha enormi riserve di gas.  Essa deve esportare energia  per poter comprare prodotti industriale e macchine  , quelli stessi che l’Europa esporta; e l’Europa importa l’energia per scaldarsi e per produrre. Le due zone sono perciò un’unica area economica  con bisogni e capacità  reciprocamente coincidenti. Fino a poco tempo fa , l”Europa era l’unico compratore, ma ora la Cina    ha gli stessi bisogni dell’Europa; la Russia ha quindi un altro grande compratore possibile.  Certo, vi sono fra Europa e Russia  importanti differenze politiche,  anche se in minori misura rispetto a vent’anni fa , ma non e’ detto che si debba condividere con il proprio fornitore anche le opzioni politiche.  Al momento della caduta dell’URSS,  l’Occidente ha dato ai russi due  impressioni fortemente negative . La prima , di voler insegnare loro come governarsi. La seconda,  anche peggiore della prima,  di voler prendere possesso delle loro risorse naturali , in nome della miglior tecnologia,  maggior esperienza di mercato, e maggiori risorse immediate. La reazioni non é mancata   ed è cresciuta al punto da  spingere indietro la Russia  sul piano della libertá politica.  Forse il rapporto fra compratore e venditore  non richiede  necessariamente una  somiglianza politica. Non abbiamo qui discusso  la possibilitá che  singoli individui   riescano ad entrare  in questi grandi affari a proprio vantaggio. Questa  è materia per i giudici, e non per gli economisti.

  

Marcello Colitti

Economist. He was President of Enichem. His last book is "Etica e politica di Baruch Spinoza". Member of the Editorial Board of Insight