Ultime notizie da EurolandiaLe ultime decisioni della BCE sono interessanti per vari motivi, non ultimo il fatto che, come ha sottolineato Draghi, sono state prese all’unanimità. Innanzitutto la Banca Centrale ha stabilito che i tassi d’interesse rimarranno invariati per tutto l’anno in corso e anche oltre “finché sarà necessario per assicurare che l’inflazione continui stabilmente a convergere su livelli inferiori ma prossimi al 2% nel medio termine”. La BCE rinnoverà tutti i titoli comprati durante il QE, ed inoltre verranno effettuate operazioni trimestrali di rifinanziamento a più lungo termine (OMRLT III), a partire da settembre 2019 fino a marzo 2021, ciascuna con scadenza a due anni; scopo: “preservare condizioni favorevoli del credito bancario e l’ordinata trasmissione della politica monetaria”. Da notare che le operazioni di rifinanziamento incominceranno alla vigilia della scadenza di Draghi. Anche se le decisioni sono state adottate ufficialmente “al fine di assicurare che prosegua uno stabile percorso dell’inflazione verso livelli inferiori ma prossimi al 2% nel medio termine”, in realtà il vero scopo è quello di contrastare la flessione produttiva con epicentro in Germania, che ha fatto rapidamente peggiorare la crescita e le previsioni. La BCE si è mossa rapidamente in un periodo nel quale, per varie ragioni, tra cui le elezioni europee, the only game in town è quello della politica monetaria (quando invece sarebbero necessari massicci investimenti a livello europeo). D’altra parte al calo dell’attività produttiva si accompagna il rallentamento dell’inflazione, per cui Draghi non ha avuto particolari difficoltà col Consiglio.
Le prossime elezioni europee, e l’insediamento del nuovo Parlamento e delle nuova Commissione, si svolgeranno in un clima economico depresso, che, almeno per l’Italia, significa stagnazione se non recessione. Con quali prospettive? Per il momento solo Macron ha formulato, nella sua lettera aperta agli europei, una serie di indicazioni di qualche interesse, che potrebbero essere definite di “sovranismo europeo”. Il presidente francese parte dalla considerazione, non certo nuova, che di fronte a corazzate come gli USA e la Cina nessun nave europea isolata può avere possibilità di confrontarsi alla pari. Pertanto i paesi europei devono restare uniti ed essere in grado di proteggersi. Quella della protezione è uno dei temi più sottolineati. “Fondata sulla riconciliazione interna, l’Unione europea ha dimenticato di prendere in considerazione le realtà del mondo. Ora, nessuna comunità crea sentimento di appartenenza se non ha dei limiti che la proteggano. La frontiera è la libertà messa in sicurezza, Perciò noi dobbiamo riconsiderare lo spazio Schengen: tutti coloro che vogliono partecipare debbono assolvere delle obbligazioni di responsabilità (controllo rigoroso delle frontiere) e di solidarietà (una stessa politica di asilo, con le stesse regole di accoglienza e di rifiuto). Una polizia di frontiera comune e un ufficio europeo dell’asilo, obbligazioni strette di controllo, solidarietà europea alla quale ogni paese contribuisce, sotto l’autorità di un “Consiglio europeo di sicurezza”, interna: io credo, di fronte alle migrazioni, a un’Europa che protegge insieme i suoi valori e le sue frontiere”. L’Unione Europea si deve quindi dotare di regole comuni sul tema dell’immigrazione, e gestire la politica in prima persona. L’idea è che al di là dell’accoglienza per coloro che fuggono da situazioni di guerra, ci si deve orientare soprattutto verso il respingimento di tutti i c. d. migranti economici. Non quindi una politica che stabilisca i canali legali attraverso i quali i migranti economici possano giungere in Europa ed essere distribuiti secondo criteri razionali, ma modi concordati per evitarne l’arrivo. Il giornale della chiesa cattolica italiana (CEI Conferenza Episcopale Italiana) ha notato come sia incongruo parlare di Africa senza parlare di Mediterraneo.
Lo stesso tipo di discorso vale anche per quanto riguarda i rapporti economici con gli altri paesi. “Le nostre frontiere devono anche assicurare una giusta concorrenza. Quale potenza al mondo accetta di proseguire i suoi scambi con coloro che non accettano alcuna delle sue regole? Noi non possiamo subire senza dire nulla. Dobbiamo riformare la nostra politica della concorrenza, riformare la nostra politica commerciale: sanzionare o interdire in Europa le imprese che attentano ai nostri interessi strategici e ai nostri valori essenziali, come le norme ambientali, la protezione dei dati e il giusto pagamento dell’imposta ed adottare, nelle industrie strategiche e nei mercati pubblici, una preferenza europea come fanno i nostri concorrenti americani e cinesi”. Il tema era già stato accennato durante la campagna elettorale di Macron e nelle linee generali del governo francese; di nuovo c’è la proposta di cambiare le norme antitrust (che sono norme inserite nei trattati europei). L’aggiunta è dovuta alla decisione della Commissaria Vestager di bloccare la fusione Siemens-Alstrom, decisione approvata da tutta la Commissione europea perché senza ombra di dubbio avrebbe creato una posizione dominante nel mercato europeo. E’ stato notato che il governo francese aveva poco tempo prima richiesto un parere alla stessa Vestager sulla fusione tra l’italiana Fincantieri e la Stx (adesso Chantiers de l’Atlantique), dopo che il governo francese aveva posto vari ostacoli alla fusione. Si potrebbe spiegare questa decisione con le tensioni politiche tra i due governi. Ma ultimamente l’acquisto di azioni Airfrance-Klm da parte del governo olandese (per equilibrare la partecipazione azionaria) è stato definito “incomprensibile e inatteso”. Viene quindi il sospetto che quando Macron parla di unione europea pensi piuttosto ad uno stretto rapporto tra Francia e Germania al quale si possano aggiungere, in via subordinata, gli altri paesi; in economia parliamo di oligopolio con leader e follower. Il recente Trattato di Aachen sembra proprio il primo passo in questa direzione. Non è affatto detto che il progetto del presidente francese abbia un seguito. Proprio sui temi del commercio e della concorrenza ha già ricevuto critiche da parte dei giornali francesi e tedeschi vicini al mondo imprenditoriale. Nel sistema istituzionale europeo la maggior parte delle modifiche richiedono l’accordo di tutti i governi, ed il clima politico non sembra molto propizio per il tipo di “sovranismo europeo” propugnato da Macron. Ruggero Paladini
Economist - Professor of "Scienza delle Finanze" at University "La Sapienza" Roma; Member of the Economic Board of Insight - ruggero.paladini@uniroma1.it Insight - Free thinking for global social progress
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