Tra Karlsruhe e Strasburgo

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La Corte di Karlsruhe ha nella sostanza condiviso la posizione della Bundesbank, ostile sin dalla nascita all' unificazione monetaria europea, pur rinviando il giudizio alla Corte di giustizia europea.

La Corte Costituzionale tedesca, con mesi di ritardo, ha deciso di rinviare alla Corte europea di Giustizia la decisione circa gli OMT (Outright monetary transactions), annunziati da Mario Draghi nell’estate 2012, con l’ormai famosa espressione “con qualunque mezzo”, ed approvati dalla BCE poco dopo. Si tratta di una novità rispetto all’atteggiamento delle toghe rosse di Karlsruhe, dato che la Corte aveva formulato una dottrina per cui essa poteva decidere su qualunque legge europea se riteneva che gli interessi tedeschi fossero compromessi.

Non che la maggioranza dei giudici non avesse un’opinione precisa sugli OMT. Essi condividono il punto di vista della Bundesbank, quindi un giudizio negativo sullo strumento messo a punto dalla BCE. In sintesi gli OMT sono considerati una violazione delle regole europee circa il finanziamento dei deficit pubblici, con conseguente possibile monetizzazione dei debiti sovrani (e quindi inflazione).

Tuttavia anche alla Corte è sembrato eccessivo emettere direttamente una condanna di uno strumento che non è stato mai usato, non ha determinato un solo centesimo di perdita per nessun paese, Germania compresa, ma che con il solo fatto di esistere ha fatto scendere in modo cospicuo gli spread. Il rinvio alla Corte di Giustizia è accompagnato da una serie di condizione che i giudici tedeschi suggeriscono ai loro colleghi di Strasburgo. I desiderata sono essenzialmente i seguenti:

i) che gli OMT non siano decisi dai governi, nel quadro dei pacchetti di salvataggio coordinati dall'ESM (il fondo “salva Stati” istituito nel 2011);
ii) che la Bce abbia status di creditore privilegiato, cioè sia esclusa dai creditori ai quali viene inflitta una perdita in caso di ristrutturazione (in modo da non far subire perdite al contribuente attraverso la quota tedesca nel capitale della Bce); iii) che gli acquisti di titoli nelle operazioni OMT non siano illimitati,
iv) che la Bce non interferisca con la formazione dei prezzi sui mercati, cioè che non venga posto un tetto al livello dei tassi d’interesse.

Non sono richieste da poco. La più insidiosa è quella di porre un limite agli acquisti effettuabili con gli OMT. In precedenza la BCE, sotto la presidenza di Jean Claude Trichet e anche sotto quella di Draghi, aveva effettuato acquisti di titoli dei paesi sotto attacco speculativo, ma in modo limitato e quasi di nascosto. La novità degli OMT è che, qualora un governo si trovi in una situazione di emergenza (tipicamente per un attacco speculativo) e chieda un prestito al fondo ESM, sottoponendosi alle condizioni poste dalla Commissione e dai Governi europei, la BCE ha facoltà di intervenire con acquisti senza limiti.

Ovviamente senza limiti non significa acquisti infiniti. Le toghe rosse di Karlsruhe (o i loro ispiratori della Bundesbank) dovrebbero informarsi da qualche matematico sulla differenza tra illimitato e infinito. La sfera è il tipico esempio di ente geometrico illimitato ma non infinito. Dato che gli acquisti degli OMT si limitano ai titoli di durata entro i tre anni, è evidente che non stiamo parlando di tutto il debito pubblico, poniamo, dell’Italia, ma solo di una parte. Ma al di là di questa considerazione, il punto fondamentale è che l’arma nucleare che mette fine agli attacchi speculativi è proprio il fatto che qualunque operatore sa che non può battere una banca centrale giocando con la moneta che essa emette. Di conseguenza gli attacchi speculativi rientrano, ed in effetti nella seconda metà del 2012 sono rientrati e gli spread sono diminuiti.

Questo non significa che gli spread siano scomparsi. Ma significa che non è vero che essi dipendono dalla mancanza di disciplina fiscale dei Pigs (come pensano alla Bundesbank), a parte il caso greco nella fase iniziale. Se dipendesse solo dalla irresponsabilità delle cicale mediterranee, non sarebbe possibile spiegare le furiose oscillazioni avvenute dal 2010 in avanti. Bisogna dire che la richiesta di un limite non sorprende; nel settembre 2012 La Corte di Karlsruhe aveva approvato l’ESM, ma ponendo un limite per quanto riguardava la quota tedesca a 190 miliardi, cioè alla quota versata dalla Germania. Nessun ulteriore aumento quindi, e diritto della medesima Corte di verificare il rispetto della regola fissata. Ed in effetti la Corte ha annunziato che il 18 marzo si pronuncerà sull’ESM e sul fiscal compact.

La vicenda non è dunque conclusa, e quindi bisognerà attendere che la Corte di Strasburgo, durante l’attuale periodo di presidenza greca dell’Unione, o in quello successivo dell’Italia, prenda posizione sulle richieste dei colleghi di Karlsruhe. Nell’immediato la reazione dei mercati finanziari è stata positiva, e gli spread sono calati. Ma non sono da escludere possibili colpi di coda; il punto è che il fronte di coloro che vorrebbero che i Pigs uscissero dall’euro (o che ne uscisse la Germania), e che considerano Angela Merkel troppo arrendevole, è più ampio di quanto non si possa dedurre dal 4,9% di voti ottenuti dal partito euroscettico nelle recenti elezioni.     
   
E’ ben noto che la Bundesbank, che aveva dominato la politica monetaria in Europa per oltre venti anni, ha subìto la nascita dell’euro. Ora è divenuta la fonte ispiratrice di ogni euroscetticismo; l’argomento di maggior presa sull’opinione pubblica tedesca è la paura della transfer-union, con il risparmio tedesco che finanzia i deficit commerciali e di bilancio pubblico dei paesi del sud. A questo fa seguito la preoccupazione per l’inflazione, secondo la radicata convinzione: emissione di moneta = aumento dei prezzi.Ma non basta; la politica monetaria della BCE è messa sotto accusa, anche perché determina tassi d’interesse troppo bassi (in Germania), e quindi provoca perdite per i risparmiatori tedeschi.

Per la terza volta, con intervalli di due anni, si ripropone la necessità di un prestito, o un qualche ulteriore consolidamento, per il debito greco, ormai totalmente in mano europea. Dell’argomento si stanno già occupando gli addetti ai lavori: sicuramente esso diverrà un nuovo terreno di battaglia per la destra tedesca. 

Ruggero Paladini

Economist - Professor of "Scienza delle Finanze" at University "La Sapienza" Roma; Member of the Economic Board of Insight - ruggero.paladini@uniroma1.it