Sottotitolo:
Dietro la semplicistica presentazione della competizizone globale, la crisi ha reso evidente i diversi approcchi rspettivamente degli Stati Uniti e dell'Unione europea, mentre la Cina rafforza la sua posizione nei settori economici di punta..
La cultura economica dominante negli Stati Uniti ed in Europa e’ stata per parecchi anni basata su due principi fondamentali. Il primo e’ che l’economia e’ mondiale, e i confini nazionali non sono piu’ rilevanti. Il secondo e’ che la cosa piu’ importante e’ la “globalizzazione, cioe’ una forte concorrenza fra paesi e gruppi di paesi. Questi due assiomi portano con se’ due principali conseguenze. La prima che i paesi, o gruppi di paesi, devono competere l’un con l’altro sul “mercato globale”. La seconda che le industrie ad alta occupazione muovono verso i paesi poveri (o ex poveri) , molto popolati , mentre le industrie altamente capitalizzate e basate sul progresso scientifico crescono rapidamente nei paesi ricchi , i quali contano non tanto sul numero della loro forza lavoro, ma sulla loro tecnologia e cultura scientifica. Questa e’ una rappresentazione un po’ semplicistica della realtà, poiché i paesi di recente sviluppo trovano subito la strada di qualificare le loro produzioni , spesso con l’aiuto delle imprese sofisticate create nei loro territori da imprese industriali mature che si ricollocano nei nuovi mercati.
Tuttavia, accettiamo per un momento questi principii per vedere che tipo di obiettivi e di politiche da essi risultano. La prima e immediata conseguenza dovrebbe essere che i paesi competano, cioé facciano di tutto per battere i loro avversari. A questo fine, i paesi ricchi perseguono due obiettivi fondamentali: difendere al massimo possibile le vecchie industrie , che tengono un grosso numero di occupati; e sviluppare in fretta le industrie avanzate ed i servizi moderni muovendo grossi porzioni di capitale negli investimenti che aumentano la produttività come il trasporto moderno ,l’elettronica, eccetera. Questa strategia aiuta ad uscire rapidamente dalle crisi ed a mantenere alto il livello della domanda interna, la base reale di ogni economia.
In breve , tutti i paesi dovrebbero fare il massimo per sviluppare la loro economia, per utilizzare al massimo le abilità e la cultura della loro forza lavoro , in modo da mantenere la leadership nella concorrenza “globale” ed evitare di scomparire dai mercati ricchi del mondo. Questa non e’ affatto un’utopia. Il modo con cui gli Stati Uniti hanno tentato di risollevarsi dalla crisi :
salvare non sole le banche , ma anche le industrie “tradizionali” come quella dell’automobile, riducendo cosi’ la perdita di occupazione e dando una forte risposta competitiva all’espansione dei paesi ex poveri.
Questo e’ esattamente l’opposto di cio’ che accade in Europa. I principi di base sono gli stessi: competizione fra i paesi , e conseguente globalizzazione , ma la risposta universalmente accettata in Europa é l’opposto: si riduce la spesa pubblica, si aumenta il costo del capitale , si riducono i servizi offerti ai cittadini indipendentemente dal loro reddito , riducendo cosi’ la domanda dei consumatori e gli investimenti. In una parola, non fare nulla che possa aumentare la tua capacita’ di competere e lascia che gli speculatori sui titoli, sulle valute sulle materie prime e sull’energia facciano il loro interesse. Non si riesce a capire su quali principi economici e politici sia fondata questa strategia, che ha un certo numero di effetti negativi, politici ed economici. Essa richiede uno scontro con i sindacati , che vengono coinvolti in una battaglia di retroguardia , e sono dileggiati dalla stampa che declama il vangelo europeo della politica difensiva e riduttiva e della scomparsa dello Stato. E quindi riduce la forza del solo strumento disponibile per mantenere alta la domanda, impedendo che i salari calino troppo.
In Europa, gli imprenditori capitalisti chiudono le fabbriche e le riaprono nelle aree a basso costo del lavoro , con l’effetto di saturare il mercato con un flusso di beni che i consumatori del loro paese non hanno i soldi per acquistare, il che spinge al ribasso i prezzi , cancellando una buona parte del vantaggio dei bassi salari. I finanzieri pretendono la massima liberta’ possibile per fare quello che a loro pare buono, che e’ aumentare il reddito degli investitori , e cioe’ dei ricchi, il cui contributo alla domanda aggregata e’ irrilevante. Per coronare il tutto, lo Stato taglia i servizi che aveva l’abitudine di offrire ai suoi cittadini , aumentando la differenza fra un piccolo numero di extra ricchi , e la maggioranza della popolazione che sta ai limiti della poverta’. In piu’, lo Stato taglia i fondi alla scuola ignorando che i licei , le universita’ e le istituzioni culturali sono l’unico strumento per salvaguardare lo sviluppo di lungo termine della loro economia.
Tutto cio’ avra’ nel medio termine un risultato preciso : portera’ la vecchia Europa ad una chiara sconfitta economica , e ad una perdita di peso politico nel mondo. Da ora in poi , i vecchi colonizzatori saranno colonizzati. Ne’ puo’ l’Europa sperare in una riduzione dell’ aggressività dei paesi poveri , o ex poveri. La Cina sta cercando di cambiare il ritmo della sua economia , in modo da soddisfare meglio i bisogni di una così larga popolazione, di migliorare la difficile situazione dei contadini, di aumentare il livello dei consumi , in una parola , di fare della Cina un paese moderno, riducendo le differenze nel livello economico dei diversi strati della popolazione. Tuttavia, quel paese avra’ ancora bisogno di esportare una grossa quota della sua produzione , in modo da far funzionare i grandi investimenti fatti fino ad ora , che cresceranno esponenzialmente nei prossimi anni.
E’ ovvio che la Cina non ridurra’ la quota della esportazione sulla sua produzione , anzi, e’ probabile che la fara’ aumentare . In più, il nuovo piano economico cinese da la massima importanza proprio all’alta tecnologia ed all’ innovazione l’area che gli Stati Uniti , il Giappone e l’Europa hanno sempre considerato la loro forza. La concorrenza internazionale sara’ piu’ forte che mai. La Cina vuole diventare non solo un paese ricco , ma anche un paese moderno , ed avrà bisogno di una quota anche maggiore del mercato mondiale per tenere occupata tutta la sua capacita’ produttiva.
Un’osservazione finale su di un punto non marginale .Fra i paesi europei, ce n’é uno, la Germana, la cui capacità di esportare é basata su di una industria forte, in cui i lavoratori e gli imprenditori trovano, quando ne hanno bisogno, la capacità di reagire lungo una linea di cooperaizone nelle fasi economiche negative, e quindi di ritornare al meglio prima di ogni altro. A giudicare dalla sua stampa, questo paese sembra seguire le linee regressive degli altri paesi europei. Tuttavia, l’impressione che da é che dietro alle parole ed alle lezioni di correttezza economica vi sia una strategia diversa, basata sullo sviluppo industriale e sul mantenimento della doamda interna a un livello soddisfacente.