Quali politiche per il prossimo Governo di Guido M. Rey
Gli obiettivi sono chiari e condivisi: competitività, ripresa delle esportazioni, meno chiari altri, ad esempio il riequilibrio dei prezzi relativi fra manufatti e servizi e una più equa distribuzione funzionale, settoriale, territoriale e personale del reddito. Il vero problema per l’Italia è la mancanza di efficienza economica a fronte di un’ipertrofica esigenza di potere come strumento per sfruttare la rendita di posizione. Questo problema deve essere chiaro a tutti affinché non vi siano condizionamenti nella fase d’impostazione e attuazione della strategia ma non è un problema circoscritto all’economia.
Non si può e non si deve trascurare il riequilibrio dei conti pubblici e dei rapporti con l’estero ma per aumentare il PIL, ridurre la disoccupazione e difendere la stabilità dei prezzi, non basta azzerare il disavanzo pubblico e/o aumentare la produttività del lavoro.
E’ indispensabile migliorare le infrastrutture materiali e immateriali (giustizia, istruzione, servizi amministrativi, Istituzioni, ecc.) per agevolare la crescita e l’ammodernamento del Paese. Non servono riforme, devono funzionare correttamente le imprese, le amministrazioni, le istituzioni. Banale, non c’è dubbio, ma non è banale migliorare le risorse umane e tecnologiche disponibili e chiarire, nelle forme dovute, gli obiettivi selezionati e obbligare tutti a lavorare nella direzione scelta perché è interesse comune aumentare il benessere sociale.
Per attuare le politiche selezionate è importante avere la convinta adesione delle parti sociali ma soprattutto essere credibili sulla volontà e sui tempi di realizzazione degli interventi. Nessuno ha diritto di veto e tutti devono potere argomentare la loro posizione ma la decisione finale spetta, come è doveroso, al Governo. L’idea che un processo di cambiamento strutturale possa avere effetti nel breve periodo e essere lasciato all’iniziativa del singolo è un altro modo per segnalare la volontà di non modificare la situazione esistente.
Quali politiche
Per le imprese:
creare un ambiente favorevole alla crescita a cominciare dalla legislazione sull’impresa adattandola alle diverse tipologie dimensionali e settoriali delle imprese e avvicinandola alle legislazioni esistenti nell’ambito dell’UEM;
incentivare la fusione (legale o di fatto) di imprese, specie manifatturiere per dare loro la possibilità di essere attive nei mercati esteri e in particolare nei paesi emergenti;
incentivare la crescita di startup e spin off con norme e interventi che tengano conto del rischio associato a queste iniziative;
potenziare il capitale sociale con l’istruzione e la ricerca, investendo risorse finalizzate al miglioramento della competitività e allo sviluppo delle attività produttive anche a livello locale;
favorire la diffusione dei servizi in rete mediante iniziative coordinate e realizzate da organizzazioni private e pubbliche;
favorire la creazione di gruppi di imprese oppure reti di imprese creando una rete di strumenti di sostegno e valorizzazione ad hoc, che spinga le banche a finanziare i gruppi e/o le reti di imprese;
la presenza sui mercati esteri è un’esternalità che non può e nnonn deve essere finanziata dalla singola impresa ma richiede lo sviluppo di iniziative private e pubbliche specie nei mercati emergenti;
Per il settore pubblico:
rimodulare sia la spesa pubblica e sia le entrate per renderli coerenti con gli obiettivi della crescita, della competitività e dell’efficienza dei servizi. Senza crescita non ci può essere maggiore equità;
fiscalizzare i contributi sociali per le imprese che investono in nuove tecnologie e non licenziano; la CIG deve avere un tempo definito e l’attivazione delle innovazioni deve essere verificata dai finanziatori;
riqualificare la spesa pubblica spostandola verso i servizi integrati a elevata tecnologia forniti in rete e limitando il ricorso al subappalto che in ogni caso deve essere approvato dall’amministrazione committente e garantito nella proprietà, nella qualità e nella tempistica dal contraente:
escludere dai contratti le imprese che siano dotate di risorse umane e tecnologiche inadeguate rispetto alla commessa e di dubbia proprietà;
i servizi amministrativi interni devono essere snelliti, razionalizzati e riportati all’interno delle amministrazioni pubbliche puntando sulle innovazioni, sulla riorganizzazione dei processi e sulla formazione dei dirigenti e dei dipendenti,
privatizzare e/o assegnare in concessione servizi pubblici non essenziali individuati dalla teoria e dai programmi elettorali per ridurre le perdite e il debito pregresso;
vendere le proprietà mobiliari, immobiliari e i beni demaniali è una manovra di finanza straordinaria ma è indispensabile individuare correttamente i tempi e i possibili acquirenti evitando soluzioni affrettate e verificando gli acquirenti finali;
compiere uno sforzo finanziario per ridurre il debito sommerso delle amministrazioni pubbliche con la collaborazione delle banche tesoriere anche se questo può ridurre i loro guadagni. E’ però indispensabile un miglioramento del processo di fatturazione ricorrendo, alla fatturazione elettronica da parte dei fornitori con l’assistenza delle banche;
Per le banche:
(con la supervisione di un comitato che definisca quali settori, investimenti, prodotti e cambiamenti organizzativi siano innovativi applicando la disciplina OCSE es. manuale di Frascati)
individuare i settori con potenzialità innovative e finanziare gli investimenti innovativi ricorrendo a un fondo che riceve un contributo dallo Stato correlato al successo documentato dell’investimento ;
ridurre il capitale circolante delle imprese e delle amministrazioni, altra anomalia dell’economia italiana, facendo rispettare i tempi di pagamento.
finanziare le imprese per promuovere innovazioni di processo, prodotto e organizzazione partecipando, quindi, al riparto dell’incentivo fiscale correlato al successo ottenuto con l’innovazione;
finanziare con parziale garanzia assicurativa pubblica gli investimenti in attività innovative incluse start up e reti nei mercati esteri;
finanziare le reti di imprese per la fornitura e/o la vendita di prodotti e/o servizi con garanzia sia dell’impresa al vertice della rete sia dello Stato;
finanziare, con contributo pubblico, strumenti che possano aiutare a conoscere, misurare e coprire le posizioni di rischio nei confronti del mercato interno e estero.
differenziare a fini fiscali i proventi derivanti da finanziamenti di operazioni di carattere innovativo previste in un protocollo trilaterale Governo, Imprese e Banche;
utilizzare la collaborazione delle università e i centri di ricerca sia per acquisire pareri sulle iniziative di innovazione sia per la consulenza alle imprese innovative e alle start up finanziate dalle banche.
Le parole chiave sono: tecnologie, rischio, conoscenza, professionalità, selezione, etica, cooperazione
I comportamenti avversi sono: abuso di potere, opacità nelle responsabilità, individualismo senza vincoli, illegalità diffusa