Petrolio - la strategia saudita colpisce le fonti rinnovabili

Sottotitolo: 
Il petrolio e fonte di inquinamento, ma l'abattimento del prezzo riduce la competitività delle "rinnovabili".

Oggi, il petrolio deve combattere per mantenere la sua posizione nell'economia mondiale, e il solo modo di far ciò è di tenere i prezzi bassi. Il dramma è cominciato quasi per caso, con la decisione del maggior produttore ed esportatore, l'Arabia Saudita, di dare sconti a qualche vecchio cliente negli USA e in Cina, due mercati di grande interesse per i Sauditi.  Il mercato dei futuri si appropriò immediatamente della cosa, e il prezzo del petrolio scese anche di più di quanto i Sauditi intendevano,

La mossa dei Sauditi aveva parecchi obiettivi diversi. Primo, essi avevano visto  che venivano costruite in molti paesi impianti per produrre elettricità da energia solare o eolica che erano competitivi sul mercato per l'alto prezzo del petrolio. Un prezzo più basso avrebbe forse fermato questo sviluppo, perché i nuovi impianti sarebbero stati più costosi di quelli alimentati a petrolio. Questo era un obiettivo generale, che cercava di mantenere il petrolio come un combustibile competitivo non solo rispetto al gas naturale, ma anche ai nuovi venuti, gli impianti rinnovabili.  Secondo, un obiettivo più specifico,

di colpire seriamente la Russia, il maggior competitore/nemico sul mercato mondiale e, con minore importanza, l'Iran e l'Iraq. I petrolieri americani, che pensavano di esportare il greggio americano, ma ancora non lo fanno, stavano, però, riducendo le importazioni di petrolio negli USA, minacciando le forti esportazioni di petrolio Saudita negli USA. Per questo, i Sauditi decisero che un prezzo fluttuante del petrolio renderebbe difficile chiunque di minacciare la posizione Saudita di primo esportatore del mondo.

Oggi appaiono su tutta la stampa informazioni che l'inquinamento atmosferico aumenterà pericolosamente con lo sciogliersi della banchina polare, e la fuoruscita di grandissimi volumi di gas finora chiusi entro il ghiaccio polare.

Oggi il petrolio deve battersi per il suo posto nell'economia mondiale e la conclusione dello scontro non è facile da prevedere. Il nemico non è un'altra fonte di energia, ma l'aumento della temperatura nel mondo, con le serie conseguenze della maggior polluzione. Molti paesi nel mondo, fra cui la Cin e gli USA e tutti i paesi europei cercano di ridurre il CO nell'atmosfera, il che vuol dire ridurre la combustione del petrolio e delle fonti simili.

Nella situazione precedente il petrolio aveva un ruolo rilevante nella polluzione atmosferica, ma anche aveva un prezzo alto, che rendeva più  facile sostituirlo con altre fonti meno inquinanti. Così, il petrolio in un certo modo incoraggiava lo sviluppo del vento e del sole come produttori di elettricità.  Molti paesi stanno sviluppando le energie alternative, che hanno un costo che era competitivo quando il petrolio era molto caro. Oggi, la situazione è abbastanza confusa. Il petrolio è inquinante, ma il suo prezzo basso ridurrà la capacità di competere delle fonti pulite. Che cosa avverrà è difficile sapere. Gli impianti "leggeri" sono adesso meno competitivi di prima, ma, d'altra parte, è necessario ridurre la combustione del petrolio. Forse i paesi Europei saranno indotti a tassare il petrolio il che è già avvenuto per la benzina e il gasolio. Sembra che i Governi considerino ancora l'automobile come un oggetto di lusso e non uno strumento necessario per recersi al lavoro. Gasolio e benzina sono, in effetti, assolutamente necessari, poiché le ferrovie non sono sufficienti a portare i lavoratori da casa al lavoro e le merci dalla produzione al mercato. Fino ad ora, non se ne vede l'uscita.

Marcello Colitti

Economist. He was President of Enichem. His last book is "Etica e politica di Baruch Spinoza". Member of the Editorial Board of Insight