Pattinando su una sottile lastra di ghiaccio europea
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Perporre un freno agli attacchi speculativi, bisognerebbe affermare con chiarezza se è ammesso il default di un paese dell'eurozona o se s'intende andare verso la ristrutturazione del debto. L'indeterminatezza aggrava le spinte speculative. Il primo Ministro portoghese, José Socrates, il 6 aprile ha chiesto un aiuto finanziario al Presidente della Commissione Europea Manuel Barroso, portoghese anch’egli. Il giorno prima le banche portoghesi avevano dichiarato di non essere in grado, o comunque non volere, acquistare i titoli governativi; Socrates quindi, che aveva resistito alle pressioni del Ministro delle Finanze Fernando Texeira dos Santos, aveva deciso di rivolgersi al EFSF (European financial stability facility).
1997-2007 tasso di crescita alto molto alto basso 2007 debito pubblico alto molto basso molto basso 2007 debito privato molto basso molto alto medio
La crisi finanziaria ha agito come una specie di notte hegeliana dove tutti debiti pubblici sono alti. Ora è ovvio che il rapporto debito-pil (sia pubblico che privato) non può crescere indefinitamente, ma il punto fondamentale è come realizzare un adeguato tasso di crescita per tutti i paesi europei, e in particolare per quelli che sono sotto esame, in modo tale da stabilire un prospettiva realistica di stop all’aumento del rapporto. La risposta ufficiale dell’UE è che ciascun paese deve tagliare la spesa pubblica (e se necessario aumentare le imposte) al fine di ristabilire la fiducia, e con essa far riprendere i consumi e gli investimenti. Ma è molto più facile che si realizzi un circolo vizioso, che vediamo già in atto in Grecia: taglio del deficit → diminuzione della crescita → nuovo taglio del deficit e così via. Ma, ammesso e non concesso che tutta l’eurozona diventi simile alla Germania, cioè una economia export-led, la conseguenza, a livello globale, sarebbe che gli squilibri globali risulterebbero ancora più acuiti; l’eurozona si affiancherebbe alla Cina, Giappone e altri paesi con forti attivi della bilancia commerciale, cui inevitabilmente dovrebbe corrispondere un passivo ancora maggiore degli USA. In questo modo di aprirebbe la strada alla prossima crisi finanziaria mondiale. Ruggero Paladini
Economist - Professor of "Scienza delle Finanze" at University "La Sapienza" Roma; Member of the Economic Board of Insight - ruggero.paladini@uniroma1.it |