Lettera aperta al presidente Obama

Sottotitolo: 
La stragrande maggioranza della nazione ha pianto di gioia la notte delle elezioni (e quelli che non stavano piangendo, è perché erano usciti a comprarsi una quantità  record di armi e di munizioni).

Caro presidente,
mi dicono che sta cercando di sostituire Rahm Emanuel come capo del suo staff. E vorrei, umilmente, con questa mia offrirLe me stesso al suo posto.
Verrei, naturalmente, lì a Washington, a ripulire il casino che hanno messo su tutto intorno alla Casa Bianca. E sono pronto a lavorare per Lei per un dollaro l’anno. Voglio darLe una mano a far ritrovare ai democratici in Campidoglio la loro spina dorsale e insegnerò loro a ridurre in polpette, in modo non violento s’intende, i repubblicani.
Li aiuterò, insomma, a portare a casa i risultati per cui il popolo americano L’ha mandata lì. Non ho bisogno di molto, io, solo che  mi sistemiate una branda nel seminterrato della Casa Bianca.
Ora, non si lasci troppo trascinare dall’entusiasmo, presidente, per questa mia offerta, perché Lei e io, insieme, lavoreremo ogni giorno, sette giorni alla settimana, il tempo di cui avrò bisogno per tenerLa su, magnifico e bello in forma le battaglie quotidiane. Ogni mattina faremo insieme una cinquantina di salti avanti e dietro a gambe divaricate e Lei canterà dopo di me, sul ritmo della cantilena in uso nell’addestramento dei marines:
“Il popolo americano mi ha eletto,
non i repubblicani,
per governare questo paese!
Sono io il responsabile!
Ordino agli  ostruzionisti di levarsi dalle scatole!
Se alla gente non va bene quello che sto facendo,
mi può cacciare via a calci nel sedere, ma nel 2012!
Nel frattempo, però, comando io per conto di tutti!
Perciò, Congresso: scattare sull’attenti
e eseguire di corsa cinquanta piegamenti!”
Poi indosseremo le nostre tute e a faremo jogging fino al Campidolglio. Ci annoteremo qualche nome, prenderemo a calci qualcuno e poi ci annoteremo qualche altro nome. Se dovremo impartire qualche bottarella in testa a qualcuno o prenderlo per il collo, lo faremo. Ci porteremo dietro un pezzo di carta da mostrare alle mammolette che ci sono tra i democratici per ricordare loro di quanto hanno vinto nel 2008 e anche i risultati dei sondaggi che mostrano come la maggioranza degli americani sono contro le guerre in Afghanistan e in Iraq e vogliono veder “puniti” i banchieri. So bene che è proprio questo il lavoro che Rahm Emanuel doveva fare. (…)
La stragrande maggioranza della nazione ha pianto di gioia la notte delle elezioni (e quelli che non stavano piangendo, è perché erano usciti a comprarsi una quantità  record di armi e di munizioni). A differenza del presidente subito precedente, Lei non aveva  "vinto" con 537 voti in Florida (anche se Gore aveva prevalso nel voto popolare per circa mezzo milione di voti), e ha battuto McCain a livello nazionale con 9.522.083 voti! I democratici, alla Camera dei rappresentanti hanno stracciato i repubblicani con 79 seggi di maggioranza e se i democratici al Senato fossero stati uniti avrebbero potuto disporre di una supermaggioranza di 60 voti: qualcosa che non si era più vista da oltre trent’anni. Ora, le guerre avrebbero avuto fine. L’America avrebbe avuto l’assistenza sanitaria universale. Wall Street e le banche, come minimo, sarebbero state frenate. La gente per bene, i cittadini che lavoravano, non sarebbero più stati buttati fuori dalle loro case. Doveva essere l'alba di una nuova era.
Ma i repubblicani non ci sono stati a scomparire silenziosamente nella notte. Vedete, il punto è che invece di avere un Rahm Emanuel  soltanto, quelli sono TUTTI Rahm Emanuels.  È per questo che di solito vincono. Contrariamente a molti democratici, sono implacabili e inarrestabili. Quando credono in qualcosa (di solito in se stessi e nei posti che, prima o poi, verranno a ricompensarli a K Street [la strada delle grandi lobby, a Washington— N.d.T.]), sono pronti a battersi fino alla morte. Sono fra di loro legati da un rapporto di complicità  (non sono mai stati capaci di denunciare Bush, anche se sapevano benissimo che stava distruggendo il partito). Anche se fossero esiliati su un pezzo di ghiaccio artico alla deriva, continuerebbero testardamente a insistere che la fusione del Polo riflette un normale disgelo di gennaio, anche quando le fredde acque artiche arrivassero a sommergere i loro colli timorati di Dio (“ma lo vedete che quest’acqua è fredda! di che ‘riscaldamento globale’ andate cianciando..?
Credevamo di aver chiuso con questa paranoia, ma ci eravamo sbagliati. Come una bestia che non si riesce a tenere in gabbia, i repubblicani sono riusciti a convincere non solo i media ma Lei e i i suoi colleghi democratici che 59 voti su 100 sono una minoranza! E’ così che si è perso tempo prezioso per cercare di trovare un “consenso” e puntare a fare i “bipartisan”.
Bene, Lei e i democratici siete stati ora in carica da oltre un anno e non è stata messa in funzione una sola misura di ri-regolamentazione del settore bancario. Non c’è un’assistenza sanitaria universale. La guerra in Afghanistan è stata intensificata. E decine di migliaia di americani continuano a perdere il posto di lavoro ed essere buttati fuori di casa. Per la maggior parte di noi, insomma, non è semplicemente più sufficiente che Bush se ne sia andato. Bene! Bush se n’è andato. Allegria!  Ma il fatto non ha creato un solo fottuto nuovo posto di lavoro.
Lei è un gran bravo ragazzo, signor presidente. E’ arrivato a Washington con la mano tesa ai repubblicani e loro gliel’hanno subito mozzata. Lei ha voluto essere rispettoso e loro hanno deciso di mettersi a dire di “no” a tutto quello che lei ha suggerito. Malgrado tutto questo, però, Lei ha continuato a proclamare di credere sempre nel bipartitismo. 
Beh, se vuole essere veramente bipartisan, vada avanti così e lasci che i repubblicani vincano loro a novembre. Allora potrà godersi tutto il bipartitismo che vuole.
Vorrei essere chiaro su una cosa: i democratici, il giorno delle elezioni 2010, verranno fottuti alla grande, in proporzioni bibliche, se le cose non cambiano subito, adesso. E dopo che la nuova maggioranza repubblicana avrà preso il sopravvento, stia certo, signor presidente, che, con qualche democratico conservatore in Congresso, bipartitariamente La metteranno sotto impeachment perché Lei è un socialista e un cittadino del Kenya. Che bello vedere lavorare di nuovo insieme le due metà delle aule parlamentari!
E la stretta finestra di opportunità che avevamo avuta per sistemare quello che non va in questo nostro paese sarà stata richiusa. Sparita. Scomparsa.
Io non so bene quello che finora la Sua squadra ha combinato, presidente, ma finora non l’hanno certo servita bene. E Rahm, il povero Rahm, s’è trasformato in uno che fa a botte non con i repubblicani, ma con la sinistra.(…) E’ ora di darsi una mossa! (…) I bagagli sono pronti. E posso arrivare a Washington già domani(…) Oh, ragazzi! Non sarà certo abbastanza.  Ma sarà bello, no? Che ne dici, Barack? Io e te contro tutto il mondo! Sì, si può! Ci sarà da divertirsi— e potremmo anche riuscire a combinare qualcosa. Del resto, che abbiamo da perdere? la speranza?
Ritardatamente, Suo
Michael Moore

(Testo tratto dal blog dell’autore (http://www.michaelmoore.com/words/mikes-letter/president-obama-replace-rahm-me-open-letter-michael-moore). Traduzione di A. Gennari)
 

Michael Moore