Le ingannevoli promesse del TTP

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Il TTP rappresenta una resa della democrazia. E' uno strumento di governance globale al servizio delle grandi imprese non de libero maercato.

Il trattato Trans-Pacific Partnership (TPP) rappreswnta un’imponente cessione di sovranità che promette di castrare qualsiasi governo democratico. Si tratta di governance globale, non dl libero scambio.

Gli elettori dei diversi schieramenti hanno constatato come il TPP si sia rivelato uno strumento a danno delle classi lavoratrici e come sia stato clamorosamente contestato. Nonostante ciò, il presidente Obama continua a impegnarsi in direzione di una sua possibile ratifica del Congresso negli ultimi mesi finali della sua presidenza.

Una manovra incauta che può tornare a beneficio della politica irresponsabile di Donald Trump, mentre Hillary Clinton, candidata alla successione di Obama, è scarsamente credibile nella sua opposizione al TTP, avendo a suo tempo condiviso il trattato inserito nella piattaforma del Partito democratico. Un’ambiguità che rischia di lasciare campo aperto a Trump; e che rafforza quanti l’attaccano come "crooked Hillary»: prima a favore, poi contro, ora non si sa. Ciò che contribuisce a sminuire la sua credibilità fra gli elettori.

Gli argomenti economici
Gli argomenti economici a sostegno del TPP non sono convincenti. I passati accordi commerciali sono stati screditati, avendo prodotto come risultati la scomparsa di una parte dell’industria manifatturiera, il peggioramento del deficit commerciale e la stagnazione dei salari.

Alcuni modelli economici, con trucchi statistici, si sforzano di mostrare taluni risultati modestamente positivi: esaltano presunti vantaggi occupazionali, mentre trascurano gli effetti negativi sul deficit commerciale e negano i costi derivanti dalla chiusura e dalla delocalizzazione all’estero delle fabbriche. Esiti rispetto ai quali la modestia dei guadagni è una controprova dei danni che ne sono derivati.

Ancora più grave si presenta l’espansione dei diritti concernenti i brevetti sui farmaci destinati a pesare come una nuova tassa sui comuni cittadini americani e del resto del mondo a danno di milioni di persone che hanno bisogno di cure In definitiva, l’opposto della rimozione delle barriere. Si creano, al contrario barriere con la complicità dei governi al servizio di grandi complessi industriali di natura monopolistica.

Peraltro, il TPP non affronta il problema della manipolazione valutaria favorendo politiche del cambio che alterano i rapporti commerciali a danno delle classi lavoratrici. Anche i produttori più efficienti del mondo, infatti,  non possono competere quando i concorrenti possono giovarsi dell’ implicito sussidio costituito da una svalutazione del cambio del trenta per cento.

Argomenti di sicurezza nazionale
Di fronte all’inconsistenza dei vantaggi economici che dovrebbero derivare da TTP, si accampano altrettanto poco convincenti argomenti relativi alla sicurezza nazionale. Non a caso l’amministrazione Obama si appella alla necessità di arginare la Cina.

In realtà, con gli accordi commerciali passati si è verificato il contrario. Si è fatto un grande danno alla sicurezza nazionale indebolendo l’apparato industriale che è alla base delle dotazioni della difesa militare, trasferendo alla Cina le tecnologie più avanzate, rafforzandone l’apparato industriale e il settore miliare a più alta tecnologia; e ponendo, al tempo stesso, la Cina in una posizione egemonica nei confronti dei paesi tecnologicamente meno avanzati.

In sostanza, con la corrosione della base produttiva degli Stati Uniti, e facendo della Cina la fabbrica del mondo, gli accordi passati hanno favorito la crescita della potenza geopolitica della Cina. Non a caso, la Cina è ora in grado di esportare prodotti industriali e capitali d’investimento in cambio di petrolio e materie prime. Un’evoluzione che spiega il crescente potere della Cina in Africa, America Latina e Australia. Gli Stati Uniti hanno progressivamente perduto il loro ruolo, una volta decisamente prevalente, avendo scelto la via della deindustrializzazione a vantaggio delle grandi multinazionali che trovavano in Cina condizioni d’investimento a basso costo.

i lavoratori americani hanno già pagato un costo elevato per i precedenti accordi commerciali. Non vi è nulla nel TTP che possa correggere in danni creati dagli accordi passati, potendo semmai aggravarli. Al tempo stesso, è del tutto probabile che, all’ombra delle ipocrite e deboli “regole” del TTP sull’origine dei prodotti, le imprese potranno presentare prodotti cinesi come "made in America".

Un ulteriore fittizio argomento è che nostri alleati si aspettano che il TPP sia approvato, avendo essi negoziato in buona fede, per cui sarebbe in gioco la stessa credibilità degli Stati Uniti. Ma il mondo sa, o dovrebbe sapere, che gli Stati Uniti non si sentono impegnati per un accordo di così vasta portata, tanto nel campo economico quanto della sicurezza, per una pura questione di credibilità, o per salvare la faccia.

Pericoloso per la democrazia
Per molti versi, il più forte argomento contro il TPP è il pericolo che rappresenta per la democrazia. Sulla sua base, ogni impresa può chiamare in giudizio lo stato di riferimento in caso di controversia sulle regole commerciali. E gli stessi Stati Uniti potrebbero essere chiamati in giudizio di fronte ad arbitri di natura privatistica. Mentre le imprese possono citare in giudizio, per la perdita di profitti, i governi che dovessero operare, in conformità alle scelte dei loro elettori, un adattamento delle regole previste dal TTP.

Si garantisce, in altri termini, alle imprese private la possibilità di scavalcare le leggi dello stato e la volontà popolare. Una colossale, incondizionata perdita di sovranità che promette di castrare i fondamenti dei governi democratici, come li abbiamo storicamente conosciuti.

TPP,  strumento di governance globale, non di libero scambio
Il TPP si maschera come un "accordo commerciale", quando in realtà è un "accordo di governance globale" che consente alle multinazionali di accrescere il loro potere a scapito degli elettori e dei lavoratori.
Definirlo accordo commerciale è un artificio verbale, utilizzato dal sistema imprenditoriale e dagli economisti dell’establishment, per mascherare, di fronte all’opinione pubblica, gli interessi del mondo degli affari, spacciandolo come una semplice piattaforma di "libero commercio". Se il TPP fosse descritto come un "accordo di governance globale" diventerebbe evidente l’enormità dei problemi che comporta e la sua profonda natura antidemocratica.

Un nuovo ordine mondiale è contrabbandato usando la retorica del "libero commercio" e la vecchia teoria del commercio internazionale basata sul vecchio teorema dei “vantaggi comparati”. Le imprese insediano fabbriche e uffici in ogni angolo del mondo dove è più facile sfruttare condizioni di lavoro più vantaggiose, valute più convenienti, sistemi economici deregolati. Non si tratta dell’applicazione dei “vantaggi comparati”, ma del ricorso a una sorta di arbitraggio globale.

Il TPP non può essere emendato, ma deve essere bloccato.
Non può essere oggetto di aggiustamenti, perché sono inaccettabili i suoi fondamenti. Non si tratta di individuare forme di assistenza e compensazione attraverso forme di adeguamento per ridurne i danni nei confronti delle masse lavoratrici. Le proposte dirette a ridurne l’impatto negativo, per quanto apprezzabili, sono destinati a risolversi in un tentativo ingannevole che non cambia la natura sostanziale dell’accordo.

Il TPP rappresenta un passaggio economico che va in una direzione fondamentalmente sbagliata. Non favorisce o sviluppo e una prosperità condivisa, ma tende a rafforzare un modello di globalizzazione aziendale che ha già creato una grottesca diseguaglianza dei redditi, minando il futuro della democrazia.

Deve essere fermato. E’ l'unico modo per promuovere un approccio politico di governance globale accettabile dal punto di vista del lavoro. Un negoziato commerciale sulle condizioni di “accesso al mercato” non può essere centrato sul TPP. Deve, piuttosto, essere utilizzato per rovesciare gli effetti negativi degli accordi in essere per puntare a obiettivi globali in grado di promuovere una piattaforma di progresso.

Il TPP riflette un'economia inappropriata insieme con l’arroganza politica di Wall Street e un modello di sicurezza nazionale che contrastano con gli interessi delle classi lavoratrici. Ripete gli errori economici e politici del passato, rischiando di consegnare il futuro a Donald Trump. E’ necessario apra gli occhi guardando in faccia la realtà.

(Traduzione di Antonio Lettieri)

Thomas Palley

Thomas Palley is Schwartz economic growth fellow at the New America Foundation; Senior Economic Policy Adviser, AFL-CIO. His most recent book “From Financial Crisis to Stagnation” has just been released in paperback by Cambridge University Press (February 2013).

Member of Insight Editorial board.