Le conseguenze economiche di frau Angela

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Quando la sig.ra Merkel dice che ogni massaia tedesca sa che non si può fronteggiare i debiti, aggiungendo ulteriori debiti, non dice una cosa nuova, e tuttavia  profondamente sbaglaita.  

Dopo le decisioni della BCE sugli interventi anti-spread, e l’approvazione dello fondo Esm da parte della Corte Costituzionale tedesca, una relativa bonaccia ha avvolto i titoli a dieci anni italiani e spagnoli, i cui spread verso i bund si sono assestati sui 350 (Italia) e 420 (Spagna) punti.

Ma l’indice di rischio Egb della Royal Bank of Scotland segnala che da aprile l’indice è peggiorato per quasi tutti i paesi europei (uniche eccezioni Finlandia e Irlanda). L’indice sintetizza in un numero (da zero per il massimo rischio – Grecia- a 100 per il minimo rischio –Finlandia) sette variabili che si riferiscono ai bilanci pubblici, sette che si riferiscono ai mercati finanziari, più cinque indicatore di rischio. Per l’Italia l’indice scende (cioè il rischio aumenta) da 65 a 56, per la Spagna scende ancora di più (da 52 a 42), e perfino l’indice della Germania peggiora un po’ (da 99 a 94)
.
C’è una semplice spiegazione per ciò: il peggioramento delle prospettive economiche. Pochi giorni fa il FMI ha pubblicato il suo Outlook, con le previsioni, che possono essere confrontate con quelle della Commissione europea di aprile:
 

Tassi di crescita                                   FMI Ottobre                           EU Aprile

Euro area                                                      0,2                                            1,0      
Germania                                                      0,9                                            1,7 
Francia                                                           0,4                                            1,3
Italia                                                               -0,7                                            0,4
Spagna                                                         -1,3                                           -0,3      
Grecia                                                           -4,0                                             0 
Portogallo                                                    -1.0                                             0,3
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Nell’Outlook c’è un Box (1.1, a cura di Olivier Blanchard, capo economista del Fondo, e Daniel Leigh) intitolato: "Stiamo sottostimando i moltiplicatori fiscali (di spese ed entrate) di breve?"

La risposta è sì, li stiamo sottostimando. “L’analisi suggerisce che gli attuali moltiplicatori
siano più grandi di quanto le previsioni assumano. Ma quali sono le assunzioni su questi moltiplicatori? Rispondere non è facile perché non tutte le previsioni rendono esplicite le assunzioni fatte. Tuttavia un numero di documenti di analisi, tra cui anche quelli del FMI, indicano che, in media, i moltiplicatori fiscali siano pari a 0,5 per le economie avanzate nel periodo da metà 2009. La nostra analisi suggerisce che i moltiplicatori siano in effetti tra lo 0,9 e l’1,7 sin dalla Grande Recessione. Questo risultato è coerente con ricerche che suggeriscono che nella situazione di sostanziale stagnazione economica, con una politica monetaria bloccata da tassi che non possono scendere sotto lo zero, e con  strette fiscali perseguite contemporaneamente da molte economie, i moltiplicatori siano sostanzialmente sopra 1”.

Un moltiplicatore (di segno negativo) maggiore di uno significa semplicemente che l’austerità fiscale è controproducente. in altri termini, un aggiustamento fiscale, per esempio, dell'1 per cento del PIL produce una contrazione del PIl dell'1,5 per cento. Quando la Sig.ra Merkel dice che ogni massaia tedesca sa che non si possono combattere i debiti con altri debiti, dice una cosa non nuova, ma profondamente sbagliata, come Keynes ha spiegato ottanta anni fa. L’esperienza della Grecia è chiara: dopo sei anni di recessione il rapporto debito-pil è al 170% (era 104 nel 2007). Se si risponde che la Grecia non è stata un bravo scolaro, allora si può vedere il Portogallo, considerato un allievo disciplinato: il debito previsto per il 2013 è a 124% invece che al 115,7%, come previsto in precedenza. 

 

Ruggero Paladini

Economist - Professor of "Scienza delle Finanze" at University "La Sapienza" Roma; Member of the Economic Board of Insight - ruggero.paladini@uniroma1.it