La pace secondo l’ambasciatore iracheno a Roma
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Intervista a Saywan Barzan. L' Ambasciatore dell'Iraq in Italia, di origine curda, manifesta senza reticenze la sua riconoscenza per “ i liberatori americani”. Ma a Bagdad si cointinua a sparare. Il nome dell'ambasciatore è illustre e impegnativo. La storia contemporanea del Kurdistan si identifica infatti con la lotta per l'indipendenza della regione guidata dal generale Mustafa Barzani, protagonista della scena politica curda per oltre trent'anni e feroce nemico del partito Baath, al potere in Iraq dal 1958 fino alla alla fine di Saddam Hussein. Il Kurdistan è notoriamente una regione ricca di petrolio. La produzione è tornata a livelli normali? Come vengono distribuiti i redditi che derivano dallo sfruttamento dei pozzi? E' prevista una autonomia amministrativa in questo settore? Ambasciatore, lei mi parlava del prezzo che una popolazione è tenuta a pagare per ottenere la libertà. Questo prezzo, oggi, è stato pagato tutto? No, non ancora. Vede, in Iraq convivono quattro etnie. Non è facile metterle tutte d'accordo. E però adesso mi sembra che facciate pagare ai sunniti un prezzo molto alto per la lunga detenzione del potere mantenuta da loro nel passato. Non crede che siano un po' troppo emarginati? Com'è ora la presenza dei cristiani in Iraq? Secondo diverse fonti attendibili, una gran parte di loro era fuggita durante la guerra dall'Iraq. Non dall'Iraq, da Bagdad. La maggior parte, si era rifugiata in Kurdistan. Comunque, adesso stanno tornando e il loro numero si aggira intorno al milione. Sono attestati nella pianura di Ninive che è la loro zona tradizionale e, ancora, nel Kurdistan. Come sta Tarek Aziz? Tarek Aziz è in prigione e, per tutti i crimini che ha commesso, è fortunato a stare in prigione. Eh, voi europei vi preoccupate tanto di lui e forse non sapete che è un criminale e della peggiore specie. Lo sa che la metà dei cristiani iracheni era contro di lui? Lo sa che ha distrutto 280 chiese in Kurdistan e che ha ucciso migliaia e migliaia di cattolici? Cifre alla mano, sono pronto a dimostrare quello che sto dichiarando. Ecco, se dovessi dare un consiglio a Tarek Aziz, gli direi di confessarsi, ne ha proprio bisogno. Il terrorismo resta ancora una piaga profonda e colpisce soprattutto i pellegrini che si recano nelle città sante sciite di Najaf e Kerbala. Prevede una soluzione in tempi ragionevoli? Diciamo la verità. Più si afferma la democrazia, più il terrorismo scompare. Da quando Gheddafi è scomparso, non ci sono più terroristi libici in Iraq e così per quanto riguarda l'Egitto e gli altri paesi che erano sotto dittatura. Guardi, di tutti i terroristi catturati in Iraq, l'82 per cento erano arabi di altra provenienza, reclutati da Al Qaeda per disperazione, per fame, perché privi di ogni risorsa per vivere. Purtroppo il problema non è ancora stato risolto e, se pure la nostra Costituzione prevede la libertà di religione, la realtà è diversa. Ma io credo davvero che se gli arabi riusciranno a conquistare la democrazia, il terrorismo scomparirà. Prevede che in un prossimo futuro verranno normalizzate le relazioni tra l'Iraq e Israele? Noi vogliamo la pace e se la lega Araba dichiara che la pace comporta la normalizzazione dei rapporti con Israele, con il quale peraltro non abbiamo frontiere in comune, noi siamo pronti a stabilire le relazioni diplomatiche. Comunque, si adegueremo sempre alle decisioni della Lega Araba. Paola Brianti
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