La macroeconomia della recessione nell'eurizona
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La crisi continua, mentre il gnerale rallentamento diventa recessione in Spagna e Italia. Che cosa è successo nell’eurozona dopo il crollo del 2009? I dati mostrano una ripresa che però perde d’intensità e si esaurisce; le previsioni ufficiali parlano di un -0,6% di calo del Pil per l’intera eurozona nel 2013. La causa non è ignota: sono le scelte di austerità imposte dalla Germania e alleati. Possiamo concentrare l’attenzione sui quattro maggiori paesi (Francia, Germania, Italia e Spagna) che rappresentano oltre i tre quarti del Pil dell’eurozona. Ecco i dati (tassi di variazione annuali) delle principali grandezze macroeconomiche: Francia 1,7 2.0 0. 0 Germania 4,2 3 0,7 Italia 1,7 0,4 -2,4 Spagna -0,3 0,4 -1,4
Consumo privato Francia 1,6 0,6 -0,3 Germania 0,9 1,7 0,6 Italia 1,5 0,1 -4,2 Spagna 0,7 -1.0 -2,1 Consumo collettivo Francia 1,8 0,4 1,4 Germania 1.0 1.0 1,4 Italia -0,4 -1,2 -2,9 Spagna 1,5 -0,5 -3,7
Investimenti fissi Francia 1,4 2,9 -1,2 Germania 5,9 6,5 -2,5 Italia 0,6 -1,8 -8.0 Spagna -6,5 -5,3 -9,1 Export/Import Francia 9,5/8,9 5,4/5,1 2,4/-1.1 Germania 13,7/11,1 7,8/7,4 3,7/1,8 Italia 11,4/12,6 5,9/0,5 2,3/-7,7 Spagna 11,3/9,2 7,3/-0,9 3,1/-5 Colpisce innanzitutto il generale rallentamento, che diventa recessione in Italia e Spagna, ma che coinvolge la stessa Germania. Nel 2012 tutti e quattro i paesi hanno un calo degli investimenti che nel caso della Spagna arriva (nel triennio) quasi al 20% (come conseguenza della crisi nel settore delle costruzioni). Il riflesso si nota nelle variazioni delle esportazioni ed importazioni, che calano e divengono anche negative. Consideriamo quello che era successo nel 2009. Qui sotto vediamo la caduta del Pil del 2009, il deficit pubblico e l’incremento del debito (entrambi come percentuale del Pil) dello stesso anno. Anche a causa del maggior peso del settore manifatturiero, Italia e Germania sono i due paesi dove la caduta produttiva è più forte, ma lo è anche perché entrambi i paesi ricorrono di meno a manovre discrezionali di sostegno: l’incremento del deficit rispetto all’anno precedente è rispettivamente di 2,8 (Italia) e 3 (Germania). Viceversa Francia e soprattutto Spagna si lanciano in manovre espansive nettamente più robuste: l’incremento del deficit è di 4,2 (Francia) e 6,7 (Spagna). Come conseguenza la caduta del Pil è minore in questi due paesi. 2009 Caduta del Pil Deficit Aumento del debito
Francia -3,1 7,5 11,0 Germania -5,1 3,1 7,7 Italia -5,5 5,5 10,3 Spagna -3,7 11,2 13,7 _____________________________________________________________________________ Poiché in tutti i paesi il deficit aumenta mentre il Pil nominale si riduce (l’aumento dei prezzi è inferiore alla caduta produttiva) il rapporto debito-Pil schizza verso l’alto. A questo punto, nella visione dominante a Berlino e Bruxelles, accade un’inversione causale: l’aumento del debito diviene la causa della crisi. Contribuiscono a questa inversione la visione ordo-liberale, il terrore nordico per la Transfer-union, e il caso greco (che dimostra l’inaffidabilità mediterranea).; l’Europa (o per meglio dire la destra europea), a differenza degli Stati Uniti, punta con decisione sull’austerità fiscale generalizzata. I mercati finanziari scoprono che dietro i debiti dei paesi piigs non c’è una banca centrale pronta ad intervenire, come invece è il caso del Regno Unito (per non parlare degli Stati Uniti); Grecia, Irlanda e Portogallo vengono commissariati, e Italia e Spagna devono ubbidire per evitare un’analoga sorte. L’unica componente che può dare impulsi positivi al Pil sono le esportazioni; nessuna meraviglia che la Germania si trovi avvantaggiata, dato che il peso delle sue esportazioni supera il 50% del Pil e si sposta sempre più fuori dall’Europa (gli altri paesi stanno intorno al 30%). Il risultato è che anche nel triennio 2010-2012 il debito pubblico continua ad aumentare, anche in Germania: Francia Germania Italia ; Spagna Il caso spagnolo è quello più significativo: la politica di austerità ha portato all’aumento del debito di dieci punti ogni anno; nel 2012 la Spagna aveva un deficit pari a 10,6, cioè solamente 0,6 in meno di quello del 2009. E’ ormai evidente che in tutta Europa vi è un problema di carenza di domanda. Le soluzioni in teoria ci sono: o grandi progetti di investimenti a livello europeo secondo le linee delineate a suo tempo da Delors, o decise politiche espansive della Germania e degli altri paesi che hanno surplus commerciali. Al contrario continuando con i tabù del 3% e danzando alla musica del fiscal compact tutti i paesi europei avranno modo di apprezzare le complesse relazioni tra politiche di austerità, stagnazione del Pil e aumento del debito.
Ruggero Paladini
Economist - Professor of "Scienza delle Finanze" at University "La Sapienza" Roma; Member of the Economic Board of Insight - ruggero.paladini@uniroma1.it |