La finta libertà della destra

Sottotitolo: 
L'opposizione all’obbligo del vaccino per legge, che invece tutela l’autentico interesse generale ed è sostenuto dall’evidenza scientifica.

La pandemia continua a fare danni ma fa pure qualche miracolo. Per esempio: rende “libertari” Meloni e Salvini. Miracolo a metà però: libertari a corrente alternata. Hanno una concezione della libertà singolare per non dire bizzarra. Sono contro il vaccino obbligatorio perché riduce la libertà degl’italiani. In contemporanea sono contro il disegno di legge Zan perché allarga la libertà d’italiani discriminati. Chissà quale sarà il destino dei due provvedimenti. Sul disegno di legge Zan c’è poco d’aggiungere a quanto detto da tempo. Quale interesse generale sarebbe leso dall’approvazione? Mah! Aumenterebbero omosessualità e transessualità? O qualcuno scoprirebbe una diversa identità di genere? Ipotesi ridicole!

Se mai chi vive come naturale una sua condizione, inoffensiva per gli altri, potrebbe viverla senza paura di discriminazione, dileggio o addirittura oltraggio e botte. Rinvii ed emendamenti pretestuosi con palleggio delle colpe politiche – sia tra contrapposti schieramenti, sia all’interno di questi – hanno portato il tormentone del provvedimento in Senato (già approvato alla Camera) all’ennesimo rinvio e forse all’affossamento: come taluni auspicano e altri temono. I simpatizzanti della destra vittoriosa ne colgano almeno le contraddizioni e la convenienza a strumentalizzare quanto le capita a tiro.

Financo il Papa: che sull’immigrazione o sul vaccino di tutti (pure nel terzo mondo) viene criticato e magari assolto solo perché fa il suo mestiere. Ma poi, senza timore di contraddirsi, lo usano come scudo per combattere il testo Zan. Sul quale al solito la destra approfitta dell’ignoranza della gente. Qui approfitta della confusione tra “intervento giuridico” della Santa Sede e “pronunciamento morale” della Chiesa. Giuridicamente il Vaticano agisce da Stato; e, in via diplomatica, difende l’autonomia del suo ruolo educativo assicurato dal Concordato.

Moralmente invece la Chiesa avverte l’esigenza di tutelare la libertà di persone deboli contro l’aggressione di persone violente e intolleranti. Peraltro molti laici – credenti e democratici – pur non condividendo certi punti del disegno Zan, non pretendono d’imporre a tutti il loro “credo morale”. Al contrario la destra italiana, a braccetto con Orban, pensa che governare significhi insegnare a vivere e arrogarsi il potere di stabilire l’interesse generale. Perciò s’oppone all’obbligo del vaccino per legge, che invece tutela l’autentico interesse generale ed è sostenuto dall’evidenza scientifica.

La “variante delta” si diffonde a velocità supersonica; i contagi aumentano a vista d’occhio (toccando non più solo i vecchi); in autunno potrebbe arrivare una terza ondata, meno letale ma più offensiva. Eppure la destra nega l’esigenza di raggiungere l’immunità di massa con la vaccinazione di tutti (escluso chi non può farla per motivi sanitari). Dobbiamo ancora richiamare l’art. 32 Cost.? La salute è sì un “diritto fondamentale dell’individuo” ma è pure un “interesse della collettività”. Interesse superiore, per il quale solo la legge può imporre un trattamento sanitario come il vaccino.

La destra finge d’ignorare che un individuo libero di rifiutare il vaccino mette in pericolo la propria salute (oggi i contagi toccano soprattutto “non vaccinati”!), e quella collettiva. Lede così gravemente un amplissimo raggio dell’interesse generale: stress organizzativo degl’ospedali (l’esperienza insegna); chiusura delle scuole (i “test Invalsi” mostrano l’enorme danno giovanile); incalcolabile disastro economico (devastante il lockdown per il lavoro; i servizi pubblici; gli esercizi commerciali; il turismo e quant’altro).

Solo vaccino e immunità di massa possono evitare di farci riprecipitare nell’abisso. E ciò dipende dalla coscienza individuale dei cittadini. Dunque, visto che la destra invoca i diritti costituzionali di libertà a suo uso e consumo, deve rammentarsi che, secondo l’art. 2 Cost., la Repubblica, oltre a garantire questi diritti, “richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”. Inoltre, contrariamente al Governo francese – che impone un “obbligo” presidiato da pesanti sanzioni – il Legislatore italiano può fermarsi al semplice  “onere” sul cittadino. Non imporre il vaccino, ma prevedere che chi vuole usufruire di treni, aerei, cinema, teatri, discoteche, ristoranti, bar, palestre, supermercati ecc. può farlo soltanto esibendo la “carta del vaccino”.

In pratica il vaccino non è un obbligo, ma soltanto il lasciapassare per la normalità esistenziale. Chi non vuole vaccinarsi e se ne sta tranquillo a casa propria non viene disturbato; ma nemmeno deve disturbare il prossimo. Del resto, l’attività condizionata all’onere del vaccino è già prevista per i medici e il personale sanitario, per gl’insegnati e per chi lavora a contatto col pubblico. Adesso quindi non si deve far altro che estendere a tutti quest’onere.

Nel linguaggio giuridico si parla di “sanzione incentivante”; anche perché una “sanzione afflittiva” presuppone un controllo capillare molto difficile, più facile invece sulle strutture frequentate dalle persone. La verità è che l’iter legislativo, sia dell’obbligo del vaccino sia del disegno di legge Zan, è così travagliato perché in Italia non esiste una destra di genuina tradizione liberale, dotata cioè di una sua nobiltà e soprattutto di razionalità, a prescindere dalla  condivisione dei suoi ideali. Purtroppo oggi la destra italiana non perde occasione di dimostrare il suo carattere illiberale, reazionario e oscurantista

(Corriere del Mezzogiorno ,editoriale  del 18 luglio 2021)

Mario Rusciano

Professore Emerito di Diritto del lavoro, Università di Napoli Federico II.

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