L’incerto futuro di una guerra evitabileIl conflitto fra Israele e la popolazione palestinese era possibile ma inatteso. Da molti anni Israele ha il dominio della Cisgiordania. Solo la Striscia di Gaza non si è mai rassegnata a una condizione di sconfitta. Ma era anche isolata con confini bloccati dal Mediterraneo da un lato e da Israele dall’altro. Gaza, in ogni caso, non rappresentava un problema per Israele, o così ritenevano i diversi governi che si sono succeduti negli ultimi venti anni fino al governo di Netanyahu. Per la prima volta era invasa, costretta lasciare sul terreno oltre 1,400 morti e senza poter impedire la cattura di oltre 200 ostaggi. La risposta di Israele non si è fatta attendere. La Striscia di Gaza è stata attaccata con la potenza aerea di cui Israele dispone. Migliaia palestinesi sono state vittime dei bombardamenti. L’ospedale Gaza è stato bombardato. “Non vi sono negli ospedali abbastanza letti, medici e infermieri, né abbastanza medicine o anestetici. La maggioranza dei feriti…deve essere operata senza anestetici” ( (Mosab Abu Toha “Cheating death in Gaza - Financial Times, 27 October). Centinaia di migliaia di palestinesi hanno dovuto abbandonare le loro case Secondo i comandanti dell’esercito, Israele deve assumere il controllo della Striscia di Gaza, che comprende 2 milioni e trecentomila palestinesi., sotto il governo di Hamas. Una volta eliminato il pericolo di Gaza, la Palestina non sarebbe più un problema, Una parte dei palestinesi (circa un milione e ottocentomila) vive in Israele: una ridotta quota è nel sudest di Gerusalemme; la maggior parte , circa 2 milioni e ottocentomila, vive nella Cisgiordania governata da Abu Mazen. Una volta preso il controllo della Striscia e liquidato il potere di Hamas, la Palestina sarebbe disgregata e definitamente sotto il controllo israeliano. Gli Stati Uniti, come ha spiegato Biden nel suo viaggio in Israele per incontrare Netanyahu, sono contrai all’invasione di Gaza, in parte perché non è considerata necessaria, essendo già sotto il controllo aero israeliano; poi perché gli Usa intendono ottenere il consenso dall’Arabia saudita e dell’Egitto che l’invasione di Gaza rende difficile, se non impossibile La strategia americana incontra, tuttavia, un ulteriore ostacolo nel Medio Oriente. Nella scorsa primavera, sotto la direzione e la mediazione di Xi Jinping, che si è recato in Arabia Suddita, è stato concluso un accordo che sembrava impossibile fra Arabia saudita e Iran - accordo poi sottoscritto a Pechino sotto la direzione di Xi. In sostanza, i paesi del Medio Oriente sono schierati a favore dei palestinesi. Il problema maggiore per Israele e per gli Usa è la posizione dell’Iran. Un suo intervento diretto potrebbe imporre una risposta altrettanto diretta americana in un conflitto in grado di coinvolgere l’insieme del Medio Oriente. Gli Stati Uniti per un verso si oppongono all’attacco dell’esercito israeliano nella striscia di Gaza; dall’altro, cercano di sventare l’intervento diretto dell’Iran che ha, tuttavia, un rapporto diretto con l’Iraq e la Siria, mentre Hezbollah controlla sostanzialmente il Libano che dispone di un di esercito di circa 70 mila unità. Una guerra evitabile in Medio Oriente? Quello che sappiamo è che Yitzhak Rabin, prima generale israeliano a capo della guerra contro Siria ed Egitto, poi due volte capo del governo israeliano, aveva concordato una politica capace di far coesistere pacificamente Israele e Palestina, dando una soluzione al più grande problema del Medio Oriente. E a Washinton Bill Clinton aveva festeggiato l'annunciata risoluzione del conflitto insieme a Begin e Arafat, insigniti del Premio Nobel per la Pace. Ma l’annuncio della pace fu di breve durata. Il governo israeliano, a lungo dominato da esponenti di destra (salvo una breve parentesi all'inizio del secolo), partì dalla convinzione che Israele dovesse espandere la propria sovranità su tutto il territorio, compresa la parte abitata dal popolo palestinese. Dopo più di vent'anni, la possibile pace è stata sostituita dalla guerra sotto il governo di destra israeliano ancora una volta guidato da Netanyahu, che ha ormai realizzato il periodo di governo più lungo nella storia israeliana. La guerra ha oltrepassato i confini del Medio Oriente per assumere un carattere globale. Gli Stati Uniti sono a favore di Israele e i paesi europei sono sostanzialmente sulla linea americana. Cina e Russia non sono direttamente coinvolte, ma la loro posizione è a favore di uno Stato palestinese indipendente - che comprenda le regioni guidate da Hamas - accanto a quello israeliano. E qui è evidente la differenza con la posizione europea schierata a favore di una liquidazione di Hamas. E’ significativa per la sua portata generale la recente presa diposizione del capo del governo greco Mītsotakīs quando afferma che “non può esservi soluzione alla crisi mediorientale senza la “strategica sconfitta” di Hamas”.Il Medio Oriente è una sorta di pentola bollente. La Palestina, sotto il controllo armato di Israele, ricorda la vecchia condizione coloniale dei paesi, in Asia e in Africa, prima di ottenere l’indipendenza. L’occupazione di Gaza rappresenta , tuttavia, un problema per Israele. Secondo dati occidentali, Hamas ha un esercito di circa 40.000 combattenti. Sulla frontiera settentrionale di Israele Hezbollah è dotato di missili a lungo raggio che possono colpire i territori israeliani distanti dal confine libanese. Ciò che si può dire è che la questione palestinese in passato era risolvibile. Oggi il conflitto è esploso. E il mondo è diviso, come è stato dimostrato all'assemblea delle Nazioni Unite il 27 ottobre, dove 120 paesi, la grande maggioranza, hanno votato contro l'attacco israeliano alla Palestina. Il futuro è estremamente incerto. Ma ciò che sembra chiaro è che il conflitto israelo-palestinese poteva essere evitato. La politica di Rabin mirava alla coesistenza pacifica tra Israele e Palestina come stato indipendente. Quella politica è stata (erroneamente) cancellata. Ora, invece della coesistenza pacifica fra due stati, ci troviamo di fronte al rischio di un conflitto mondiale. Un quadro in cui l’Europa resta impotente, mentre, all’interno di ciascun paese europeo, la popolazione è divisa di fronte a una guerra che poteva essere scongiurata riconoscendo il diritto di due popoli a vivere in due stati indipendenti. Antonio Lettieri
Editor of Insight and President of CISS - Center for International Social Studies (Roma). He was National Secretary of CGIL; Member of ILO Governing Body and Advisor for European policy of Labour Minister. (a.lettieri@insightweb.it) |