L’esecutivo e il Sud- Perchè si apre una nuoiva <Qiuestione>
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Mario Draghi dovrà navigare prendendo decisioni su questioni complicate e divisive degli ultimi anni. Come escludere che si aprano delle crepe nella strategia governativa? La presenza nel Governo di forze diverse creerà prima o poi qualche problema. Sono forze aventi estrazione culturale e ispirazione ideale a dir poco distanti, persino sull’interpretazione stessa di “interesse superiore del Paese”. Quell’interesse invocato dal Presidente della Repubblica quale propellente del Governo nato ieri. Che non supera affatto la differenza tra destra e sinistra: uno dei primi germi oltre dieci anni fa del nascente M5S, abbastanza radicato al Sud. Il cui populismo gli fece imbarcare gente di destra e di sinistra e ora ne fa le spese. Cessata però la retorica agiografica sul personaggio, peraltro contrastante col suo stile, Mario Draghi dovrà navigare prendendo decisioni su questioni complicate e divisive degli ultimi anni. Come escludere allora che si aprano delle crepe nella strategia governativa? Per la verità la composizione del Governo – metà “tecnica” e metà “politica” – mette in luce, come dire, una disparità tra Ministri tecnici, più competenti, e Ministri politici, un po’ meno. E’ dunque prevedibile che, sulle principali questioni economiche, saranno Draghi e i suoi tecnici a dettare la linea e nessuno oserà contraddirli. Ma che succederà su talune questioni politiche di fondo? Qui probabilmente si aprirà una nuova versione della “questione meridionale”, sulla quale si riverberano le peripezie di Salvini. In ogni caso, l’oggettivo indebolimento della rappresentanza meridionale nel Governo impone, necessario contrappeso, un rapido risveglio della classe politica qui al Sud, a cominciare dalle candidature a Sindaco della Città Metropolitana di Napoli. Finora due sole candidature, diciamo così, “ufficialmente annunciate” – da tempo, attraverso De Magistris, quella di Alessandra Clemente; e ieri quella di Antonio Bassolino – entrambe provenienti dalla sinistra (che, se divisa, certo rischierà) ed entrambe, a quel che sembra, al di fuori dei partiti. A destra c’è silenzio. Solo indiscrezioni: il magistrato Catello Maresca sembra il più accreditato (in attesa del responso del CSM), ma rifiuta i simboli dei partiti di destra. E neppure questo è un buon segno. Tutti “civici” e niente “partiti”? C’è bisogno di ripetere che, se il Sud vuol farsi sentire nel Paese, occorre autorevolezza competenza e saggezza della sua classe dirigente? (Corriere del Mezzogiorno, domenica 14 febbraio 2021) Mario Rusciano
Professore Emerito di Diritto del lavoro, Università di Napoli Federico II. Insight - Free thinking for global social progress
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