Il mio paese preso in ostaggio

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Gaddafi  ha costruito un regime criminale e tirranico basato sul principio del "divide et impera".

Il mondo conosce benissimo gli arerei e gli altri mezzi di trasportoche  vengono dirottati  e presi in ostaggio. Ciò che è meno comune è che venga preso n ostaggio un intero paese .

In effetti, la Libia e la sua popolazione sono state prese in ostaggio 42 anni fa. I dirottatori eranodei giovani ufficiali dell’esercito nazionale.  Essi promisero agli ostaggiuna vita libera e prospera  sotto il loro regime rivoluzionario .Le loro promessefurono largamente accolte  dai libici, che   erano molto preoccupati  per la sopravvivenza della monarchia , data l’incertezza  su chi sarebbe succeduto  al vecchio Re Idris. 

Ci vollero soltanto pochi anni,perché il loro leader, MoamarGaddafi  consolidasse  il suo controllo sulle risorse  e sulla libertà della gente prima che  essa si accorgesse  di esser  stata trasformata in  un ostaggio nel loro stesso paese.
Questa situazione è continuataper più di quattro decenni, durante i quali  vi furono molti tentativi  di alcuni ostaggi di liberare il paese. Tuttavia, questi tentativifurono brutalmente schiacciati , mentre le potenze mondiali si preoccupavano più dei loro interessi e dei loro affari con i dirottatori  piuttosto che del destino degli ostaggi. Questo stato di coseè continuato fino al 17 Febbraio 2011  dopo che il popolo tunisino e quello egiziano   avevano rovesciato  i loro governi repressivi  diretti da Bin Ali e Hosni Mubarak.

La rivolta libica cominciò pacificamentee su piccola scala a Bengasi . All’inizio,essa comprendeva  principalmente i membri delle famiglie  delle vittime della prigione di Abu Salim,   che erano stati massacrati nel 1996.  Essi chiedevanodi liberare gli avvocati  che stavano  investigando su questo grande crimine contro l’umanità.

Evidentemente,i tempi erano maturi perché una protesta limitata  raccogliesse un supporto di massa, che fu trattato con la solita violenza e con  la repressione. Ciò che in questo periodo era diverso,era la determinazione di chi protestava di  continuare la loro lotta  per la libertà e la liberazione del paese   a qualunque costo.

La rivolta pacificasi allargò da Bengasi  ad altre città e paesi  dell’oriente e dell’occidente del paese. I dimostranti cantavanopacificamente  e dichiaravano di non volere alcun intervento straniero.  Ma tutto ciò non indusse il regime dei dirottatoria non usare la forza bruta  per porre fine ad un movimento  di massa  che s’allargò a tutto il paese. Ciò continuò per più di un meseprima che l’intervento internazionale  del 19 Marzo salvasse Bengasi e la sua popolazione  dalla totale distruzione che Gaddafi aveva promesso di realizzare . Da quel momento in poi,il supporto internazionale cominciò ad operare  per la continuazione di ciò che era diventata una vera rivoluzione popolare  per rovesciare il brutale governo di MoamarGaddafi  , la sua famiglia ed i suoi sostenitori , i quali si erano abituati a considerare la Libia  come un loro proprietà privata  ed il suo popolo come  dei loro schiavi. Tutto ciò veniva fatto  sotto la finzione  della democrazia popolare.

Il Governo Italianoha cambiato la sua politica  da pro ad anti  Gaddafi   dopo che la rivolta popolare  aveva consolidato  la sua espansione territoriale  nella parte orientale della Libia ,  ed  era riuscita  ad estendersi a Misurata e Zentan  nella zona occidentale del paese. Prima di ciò, le sue relazioni con la Libiaerano stata profittevoli, ma né normali né sostenibili. Gaddafi conduceva la sua politica esteracon l’obiettivo della sua  glorificazione personale  a spese del paese.  La stranezza della relazione che si stabilì fra l’attuale primo ministro Italianoe Gaddafi  era evidente in ambedue i paesi . Io ancora non conoscoil segreto dietro questa  relazione. Io ancora ricordo come un mio buon amico italianoriassumeva la sua impressione  sui rapporti fra l’Italia e la Libia di Gaddafi. Circa dieci anni fa “Guarda , Ali, mi disse  , a noi dispiace  per il popolo libico che  noi non abbiamo mai avuto una buona relazione  con il tuo paese.” Lui si riferiva a dei ricchi  affari  per la industria del petrolio e del gas  ed anche  agli scambi commerciali ed agli investimenti in Italia. I Libici vedevano (  con dispiacere e con rabbia repressa) la  quotidiana processione  da tutti i continenti alla tenda di Gaddafi  per cercare  buoni affari o favori personali. Era come se gli ostaggiguardassero quelli che avrebbero dovuto liberarli  che invece venivano a  offrire il loro rispetto ed a fare affari con il Capo Dirottatore. Per me,era molto stressante vedere come Gaddafi usava i soldi del petrolio  per attrarre i responsabili mondiale alla sua tenda ed anche per umiliarli. E’ chiaro che la tirannia di Gaddafinon avrebbe potuto durare  fino ad ora  senza l’uso  della ricchezza del paese per comperare la sua propria sicurezza.

L’Italiadeve oggi cercare di ristabilire   delle sane relazioni con la Libia del dopo Gaddafi , basate sul comune interesse dei due paesi. Per ragioni storiche edi carattere pratico, l’Italia e la Libia hanno già   una ampia area di interessi comuni sulla quale essi possono lavorare come partners  a beneficio di ambedue i paesi.  Tutto ciò che si chiede all’Italiaè il peno rispetto della  sovranità e dell’indipendenza della Libia  e di usare il suo vantaggio geografico  per stabilire in competizione con altri un ruolo effettivo  nella ricostruzione della Libia. La sua recente politica anti Gaddafie’ un credito per le future relazioni  con il popolo libico. Spetta ai libici ed ai loro leaders  di accordarsi sul sistema politico , ma essi avranno bisogno di supporto e consiglio  tecnico e politico, come  richiesto . Nessun paesedovrebbe  spingere la sua propria visione  sugli orgogliosi libici.

Gaddafi costruì il suocriminale e tirannico regime  sulla base del vecchio gioco “ divide ed impera”. Egli consolidò il suo controllo sulla popolazionegiocando le tribù, le città e le regioni l’una contro l’altra . Tuttavia,per fortuna , mi aspetto che l’alto costo umano e materiale  della relativamente lunga rivoluzione libica  abbia creato un senso di unità nazionale fra il popolo, e specialmente fra i giovani. Soltanto il tempo potrà dire  dove tutto ciò ci porterà, ma io sono ottimista.  Un vero processo democratico di governofarà rapidamente diminuire  i temi di divisione e di rivalità tribale. Nuovi gruppi di pressione e partiti politici saranno creati sulla base di programmi regionali  e nazionali  , con un sistema elettorale a diversi livelli. Ciò potrebbe ridurre , ma non eliminare  le politiche tribali. Giusto adesso, ciò di cui la Libiaha maggior bisogno , è la sicurezza  e la stabilizzazione come requisito  per creare un nuovo paese e  per rimpiazzare l’eredità di Gaddafi fatta di tirannia, di  caos . di corruzione e di brutale dittatura sotto il nome di “Grande Jamahiria  Sociale del Popolo Libico”.I libici hanno deciso di por fine al mito pateticoche caratterizzò il regime di Gaddafi fin dall’inizio.

Per me , personalmente,  il regime di Gaddafi ha distrutto  i miei promettenti sforzi  e sogni per un pacifico sviluppo  delle risorse umani e naturali della Libia. Come Ministro dell’Economia e della Pianificazione Sociale durante il regno del Re Idris, io   feci la supervisione  della realizzazione del primo piano quinquennale  e la preparazione del secondo piano  per il periodo 1969-1974. I regime di Gaddafi abbandonò il piano , e continuò nel suo modo caotico di distruggere  le risorse umane e naturali del paese. Io entrai quindinel settore privato e fui il fondatore e  Chairman  della LibyanInvestment Company, e General Manager della piu’ grande Compagnia di Assicurazione in Libia , e Chairman  della Libyan  Hotel and Turism Company  per più di tre anni fino a che queste  non vennero nazionalizzate.  Inoltre, il regime di Gaddafirequisì tutte le proprietà private dei Libici, incluse le mie .

Io non riuscivo a  sopportare  di assistere  a questa irrazionale , se non folle, politica. A quel punto , decisi, di  andare in esilio volontario per circa 40 anni, eccetto per qualche breve visita familiare. Il mio fratello più giovane , un avvocato penalista in Italia , è stato imprigionato ripetutamente  per molti anni.  Noi siamo tutti felici di vedere la finedella buia e brutale  era di Gaddafi ed abbiamo grandi speranze che  i giovani libici che hanno combattuto   così coraggiosamente  per la loro libertà  riusciranno a  costruire  per il loro paese un futuro migliore. Preghiamo tutti per questo risultato

Ali A. Attiga

Ali A. Attiga is a former Minister of Economic and Social Planning under King Idriss’s reign.