Il debito nei tre paesi euro-sud
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Perr contrastare l'amento del debito pubblico in Italia sarebbero stati necessari aumenti degli investimenti pubblici. Essi sono invece calati del 20 per cento rispetto a prima della crisi finanziaria 2008.. Sembra che a Bruxelles abbiano deciso di rinviare la procedura per debito eccessivo a quando, in autunno, il governo italiano presenterà la legge di bilancio per il prossimo anno (e i due seguenti). In effetti dovendo affrontare una hard brexit, non era il caso di aggiungere un’altra complicazione. Inoltre il ministro Tria ha probabilmente ragione quando sostiene che il deficit di quest’anno sarà più basso (2,1) rispetto a quello previsto dalla Commissione europea (2,5). Meglio aspettare.
*European Commission forecast t Come si vede mentre Portogallo (soprattutto) e Spagna hanno ridotto il debito, in Italia, dove il rapporto debito-PIL è più alto, è leggermente aumentato tra il 2014 e il 2018, e soprattutto è considerato in netto aumento per l’anno prossimo. L’Italia è stata forse più lassista nella politica fiscale? La risposta è negativa. Il deficit cumulato nei cinque anni 2013-2018 è: Non bisogna allora guardare al debito (il numeratore), ma piuttosto al PIL (il denominatore): Crescita nominale PIL: Italia 9,5 – Portogallo 18,4 – Spagna 17,8 La crescita italiana è stata la metà di quella dei due paesi iberici; ai tempi di Clinton si sarebbe detto: “it is the economy, stupid, not the debt”. Un’analisi delle ragioni di ciò va ben al di là di un articolo, ma può essere utile guardare a due componenti della contabilità nazionale: Crescita nominale investimenti: Italy 14,1 – Portogallo 37,1 – Spagna 33,3 Crescita nominale export: Italia 20,5 – Portogallo 30,6 – Spagna 25,3 Come si vede la performance italiana dell’export, è stata inferiore a quella di Portogallo e Spagna, ma limitatamente; inoltre la minore crescita delle importazioni (per via della minore crescita del PIL) ha portato la bilancia delle partite correnti in attivo e quasi azzerato la posizione finanziaria netta sull’estero (malgrado l’alto debito), cosa che non è accaduto nei due paesi iberici. Bisogna guardare soprattutto agli investimenti per trovare la spiegazione della brutta performance del PIL italiano. Sembra dunque che le politiche di bilancio adottate dai governi che si sono succeduti dal 2013 al 2018, ma anche quella del governo attuale siano poco efficaci. Aumenti del reddito disponibile delle famiglie, diminuzioni di imposta per le imprese, hanno effetti limitati sui consumi e soprattutto sugli investimenti. Aumenti degli investimenti pubblici, calati del 20 per cento rispetto a prima della crisi finanziaria 2008, avrebbero dato risultati migliori. L’Italia ha la poco invidiabile caratteristica di formare molti giovani fino ad un’alta specializzazione, e mandarne a migliaia negli altri paesi europei e non. Tornando alla legge di bilancio per il 2020, la Commissione e pressoché tutti i paesi europei vorrebbero una riduzione delle due voci di spesa decise dall’attuale governo Lega-M5S, su pensioni e trasferimenti a persone in povertà. Non dispiacerebbe un aumento dell’IVA, come previsto dalla legge di bilancio 2018. Non dispiacerebbe neppure un inizio di flat tax, purché finanziato da riduzioni di spese o aumento di imposte (sotto forma di riduzioni di agevolazioni fiscali). Non è difficile scommettere che misure del genere non avrebbero effetto sul rapporto debito-PIL, o lo avrebbero nel senso opposto, cioè determinando un ulteriore aumento. Cosa abbia in mente il governo italiano non è al momento possibile saperlo. Ruggero Paladini
Economist - Professor of "Scienza delle Finanze" at University "La Sapienza" Roma; Member of the Economic Board of Insight - ruggero.paladini@uniroma1.it Insight - Free thinking for global social progress
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