Il collasso della politica europea
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La coscienza di classe dorme, ipnotizzata da un sistema mediatico spazzatura, ma non è morta. Si potrebbero cogliere alcuni segnali di malessere nell'allontanamento patologico dalle urne. L’aristocrazia aveva fatto di tutti i cittadini una lunga catena che risaliva dal contadino al sovrano; la democrazia, rompendo la catena, abbandona ogni anello a se stesso. Così, non soltanto la democrazia fa dimenticare a ciascuno i suoi antenati, ma gli occulta i suoi discendenti e lo separa dai suoi contemporanei: non cessa mai di riportarlo a se stesso e minaccia di imprigionarlo tutto intero, alla fine, nella solitudine del suo cuore. Alexis de Tocqueville, La démocratie en Amérique, vol III, partie II, chapitre 2, ed. 1866. Il significativo contributo di Antonio Lettieri The many faces of Eurozone crisis, sintetizza con chiarezza la situazione politica generale nella UE e in particolare nell’Eurozona. Attraversando i differenti stati europei, ci accorgiamo che, al di sotto delle differenze, esiste un fattore comune di cruciale importanza: il collasso della politica, così come l’abbiamo conosciuta fino al 1989 e la nascita di nuovi processi e di nuovi istituzioni che deliberano con un’evidente carenza di consenso ampio e percepibile dall’opinione pubblica. 1. In Italia – ma non solo qui – ci troviamo di fronte a una profonda crisi delle istituzioni parlamentari, ovvero della cosiddetta “democrazia rappresentativa” e alla simultanea crescita dei partiti personali. Basti riflettere sul fatto che il Parlamento italiano conta tra i gruppi maggiori il cosiddetto “gruppo misto”, con più di 80 membri provenienti dai diversi partiti, nonché la cifra record di 229 parlamentari che hanno lasciato la formazione politica d’origine. Inoltre, la stessa parola “partito” è sempre più frequentemente sostituita con nomi che echeggiano quelli di prodotti di mercato: oltre la vecchia “Forza Italia”, “Coraggio Italia”, Italia Viva”, “Noi per l’Italia”, “Energie per l’Italia” e così via. Il declino di un robusto sistema di partiti di massa, capaci di farsi carico e di mediare al loro interno le diverse istanze sociali impedisce un operare adeguato ed eticamente sano del Parlamento. 2. “Se Roma piange, Atene non ride”. Come sottolinea Antonio Lettieri, i Paesi Bassi e il Belgio sono stati senza governo per diversi mesi (in qualche caso più di un anno!) Cosa potrebbe significare tutto ciò? La sostanziale inutilità di un governo nazionale, poiché il vero potere è altrove, nelle classi dominanti dell’Eurozona, i cui rappresentanti siedono a Bruxelles (ma non nel Parlamento Europeo!) 3. Fino al 1989, con la minacciosa presenza dell’URSS in Europa e nel mondo, un libero sviluppo dell’economia di mercato ha conosciuto qualche ostacolo e le pubbliche opinioni dei paesi occidentali potevano esercitare un controllo, sebbene limitato, sulle scelte politiche. Dopo il 1989, il trionfo del pensiero unico del capitalismo liberistico ha reso evidente la fragilità dell’apparato politico tradizionale (sovrastruttura). Senza alternative sistemiche, la politica si dimostra inefficace; in tal modo, si fa affidamento sui “competenti”, sui “tecnici”, come se fosse possibile fare scelte neutre e “scientificamente corrette”. 4. la coscienza di classe si è addormentata, ipnotizzata da un sistema mediatico di basso livello, ma non è morta. Cogliamo alcuni segni di malessere nella patologica astensione dal voto (in Italia, nelle ultime elezioni locali, abbiamo constatato un’astensione superiore al 50% - 54,69% e in taluni casi, nelle zone delle periferie urbane più toccate dalla crisi economica, superiore al 70%), come pure nel livello del dibattito pubblico, talvolta quasi barbarico. Di recente, un importante intellettuale italiano, nonché uomo dei media, considerato di sinistra, Corrado Augias, ha affermato che è un bene che le persone senza una precisa idea politica e senza un’adeguata cultura politica si astengano dal voto, poiché in questo modo potremo avere un governo migliore. Un governo dei Migliori, dei Competenti. La miopia di una tale visione è evidente: lasciando più della metà della popolazione senza rappresentanza politica, sia pur essa di stampo “populistico”, significa che quella popolazione è disponibile ad ascoltare il primo demagogo che promette mari e monti. Credo non sia necessario ricordare le tragedie del XX secolo. 5. La “falsa coscienza” prevale nel pensiero “mainstream”. Esaltiamo il raggiungimento globale dei diritti civili e delle libertà individuali; condanniamo i regimi autocratici di Russia e Cina, ma sempre in una prospettiva astratta, neo-illuministica, a-storica. Giustamente ce la prendiamo con il governo di Al-Sisi per l’assassinio di Giulio Regeni e la detenzione di Patrick Zaki, ma nello stesso tempo sembriamo ignorare l’orribile situazione delle carceri italiane dove i detenuti – soprattutto i poveri e gli immigrati – soffrono per i sovraffollamento e per la lentezza dei processi. Denunciamo i due anni di detenzione preventiva di Patrick Zaki, ma non rammentiamo con la stessa forza che l’Italia ha il 34,6% di detenzioni preventive rispetto a una media europea del 22%. Denunciamo le condizioni delle donne nell’Afghanistan talebano, ma cosa diciamo sulle medesime condizioni delle donne in Arabia Saudita, tali non da pochi anni? Inoltre, che dire delle diseguaglianze, sempre più drammatiche all’interno delle nostre società e che spesso affrontiamo con il cosiddetto “capitalismo compassionevole”, che mitiga le condizioni più difficili degli strati più bassi della popolazione, ma non muta i meccanismi che le hanno generate? 6. Soluzioni? Non sono particolarmente ottimista. A me sembra che le classi europee attualmente al potere, anzianotte e schierate a difesa dei propri privilegi nella trincea dell’Euro, rifuggano dalla politica. Ad esempio, chi è in grado oggi di cogliere una politica lungimirante sul fenomeno delle migrazioni? Abbiamo come europei una visione seria e strategica delle relazioni con la Russia e la Cina? Possiamo far fronte ai nuovi equilibri di forza globali con strumenti obsoleti come la NATO, risalenti alla Guerra Fredda? Possiamo sperare in un Rinascimento politico nel nostro continente – non in Arabia Saudita, come dice Matteo Renzi? Possiamo immaginare un rinnovamento del sistema dei partiti, capace di dar voce all’intero corpo sociale? Sappiamo bene come la cecità dei governi europei nel 1914 condannò l’Europa colta, ricca e scientificamente avanzata, all’autodistruzione. Claudio Salone
Professor of ancient literatures, Rome - https://claudiosalone39.wordpress.com/ |