I cattolici divisi in politica

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 E' compatibile il millenario patrimonio dei cristiani con la politica della destra al Governo? La destra  contro immigrati e minoranze; contro l’eguaglianza Nord-Sud; insensibile alla povertà e alla dignità dei lavoratori.

  Nel discorso politico – socio-antropologico più che teorico – torna spesso il cosiddetto “centro”. Ci si chiede se esista e se abbia spazio tra “destra” e “sinistra”. Questo è già un problema, almeno finché rimane l’attuale (pessima) legge elettorale: per contare una forza politica deve schierarsi da una parte o dall’altra. Intanto viene naturale, parlando di centro, pensare alla “Democrazia cristiana”, cioè al partito fulcro storicamente della politica italiana: dal dopoguerra ai primi anni ’90 dello scorso secolo.

E parlando della Democrazia Cristiana, il pensiero corre alla sua principale caratteristica: essere il “partito dei cattolici”. O si dovrebbe dire dei “cristiani” stando al nome. Qualcuno se ne ricorda con nostalgia, qualche altro spera di farlo rinascere.  La Democrazia Cristiana, com’è noto, è scomparsa appunto nei primi anni ’90 del novecento col crollo di tutti i partiti politici di quell’arco temporale.

Secondo alcuni ghigliottinati dalla Magistratura, ma in realtà soprattutto per lo sconvolgimento politico mondiale avvenuto al crollo del Muro di Berlino nell’89 e dell’Unione Sovietica nel ’91. In Italia tali eventi hanno determinato, per i comunisti dell’epoca, un sensibile mutamento ideologico, per i cattolici invece una diaspora. In sostanza i comunisti sono diventati socialdemocratici mentre i cattolici, non potendo certo di punto in bianco scomparire dallo scenario politico, si sono disseminati in quasi tutti gli altri partiti. Facenti parte al momento – incredibile a dirsi – dei contrapposti schieramenti: sia della maggioranza governativa di destra sia della minoranza d’opposizione di sinistra

Invero all’epoca non tutti condivisero la tormentata “scelta ufficiale” – fatta, diciamo così, dai “reduci” della DC e del PCI – di confluire in un’unica nuova formazione politica: il Partito Democratico. Frutto dei travagliati trascorsi intermedi dei due partiti: che, prima di questa scelta, avevano cercato ciascuno per proprio conto di ricomporre i loro pezzi, con relativo cambio di nome. Non a caso si parlò allora di “fusione fredda”, cioè poco meditata, tra due forze politiche che s’erano contrastate per circa mezzo secolo, spesso aspramente. Peraltro tuttora nel Partito Democratico permangono al riguardo talune ambiguità.

Quella scarsa riflessione iniziale circa le spinte ideali del nuovo PD ha creato lacune non ancora colmate. A partire dal distacco tra ex-comunisti ed ex-democristiani, tuttora non superato anche perché s’ostinano a non confrontarsi lealmente sul senso profondo del loro stare insieme. Comunque talune domande più complicate riguardano specialmente i cattolici in politica.  

La prima domanda è: come mai i cattolici stanno ora tanto a destra quanto a sinistra? Forse perché storicamente la DC s’atteggiava a “partito dei cattolici”, mentre in realtà stava diventando un Partito-Stato. Dove si ritrovavano soggetti d’ogni genere, dei quali alcuni al fine del solo potere economico, amministrativo e politico, ben lontano da Cristo e dalla sua dottrina.

Certo la Chiesa, pur di combattere il comunismo, non disdegnava rapporti con politici di potere, con o senza scrupoli, senza andar troppo per il sottile. Però sicuramente il potere ha logorato la DC – contrariamente all’assunto di Andreotti – com’è emerso una volta caduto l’impero sovietico. Eppure i cattolici della Costituente avevano dato un apporto decisivo alla stesura della Carta, guardando molto più a sinistra che a destra. Ovviamente ora i cattolici amanti del potere hanno scelto, guarda caso, la destra al potere.  

La seconda domanda: è compatibile il millenario patrimonio antropologico-culturale dei cristiani con la politica della destra al Governo? La destra è sovranista e nazionalista; contro immigrati e minoranze; contro l’eguaglianza Nord-Sud; insensibile alla povertà e alla dignità dei lavoratori. Quindi la domanda è retorica. Ha tentato di rispondere Goffredo Fofi (Corriere del Mezzogiorno ), individuando nell’<<amore del prossimo>> un collante culturale, purtroppo mancante, tra cristiani e sinistra.

Ultima domanda: ha senso, oggi, un “partito dei cattolici”? Verrebbe da rispondere: non sta né in cielo né in terra. Non in cielo: perché Cristo, tutt’altro che settario, ha predicato la laicità e l’apertura all’intero universo. Non in terra: perché la Chiesa “in uscita” – così definita da Papa Francesco – non fa distinzione di persone per sesso, razza, ceto, condizione personale. Laddove un partito politico a base religiosa cade facilmente nel fondamentalismo, pretendendo d’imporre norme civili e morali all’intera società, composta di credenti e non credenti. Dunque incompatibile con la nostra democrazia costituzionale, basata sui valori di libertà, eguaglianza e solidarietà.  
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[Corriere del Mezzogiorno, 22 dicembre 2024]

Mario Rusciano

Professore Emerito di Diritto del lavoro, Università di Napoli Federico II.