I capitali scelgono i paesi emergenti
La tabella, e quelle seguenti, prese dalla Nota di Ricerca del 4 Ottobre 2010 dell’Istituto Finanziario Internazionale-IIF mostrano una profonda revisione in aumento delle cifre relative al flusso di investimenti privati verso le Economie Emergenti per il 2010 e le previsioni per il 2011.
La cifra totale del capitale entrato nelle economie dei Paesi Emergenti mostra un aumento rispetto al 2009 di 243,6 miliardi di dollari , un livello molto alto, che aumentera’ , anche se di poco, nel 2011. Piu’ del 60% di questa cifra e’ rappresentata da Investimenti in Equity , sia Diretti sia di Portafoglio. Gli Investimenti diretti hanno contato per il 44,4% del totale , ed aumenteranno la loro quota al 48,8% nel 2011.
Aree emergenti: capitali dall'estero
( miliardi di dollari)
|
2008
|
2009
|
2010
|
2011
|
Total
|
594.4
|
581.4
|
825.0
|
833.5
|
Equity invest of which :
|
422.3
|
490.4
|
553.0
|
549.5
|
Direct invest
|
508,5
|
341,8
|
366.5
|
406.5
|
Portfolio inv
|
-86.2
|
148.7
|
186.5
|
143.0
|
Private creditors |
172.1
|
91.0
|
272.0
|
283.9
|
Equity Invest abroad by residents
|
-228.7
|
-261.0
|
-300.4
|
-317.8
|
Private flows net
|
365.8
|
320.4
|
524.8
|
515.8
|
La quota delle varie aree e’ cambiata nel tempo. L’Asia, che contava per il 58% nel 2009 e’ scesa al 41,6% nel 2010 e scendera’ ancora al 38% nel 2011. L’America Latina e l’Africa hanno tenuto le loro posizioni mentre i Paesi Emergenti dell’Europa sono saliti dal 10% nel 2009 al 22% nel 2010 e saliranno ancora , al 27% nel 2011.
Questo forte aumento dell’investimento privato che fluisce verso le Economie Emergenti e’ visto dall’IIF come dovuto al basso tasso d’interesse prevalente nelle economie mature ed al loro basso tasso di sviluppo ; ed all’alto livello di ambedue nei paesi emergenti , alcuni dei quali, ed in particolare gli esportatori di materie prime, hanno migliorato la propria bilancia commerciale. Sicuramente,il basso costo del lavoro in queste aree esercita tutt’ora un forte attrazione per i manufatturieri e per i produttori di materie prime. Tuttavia il forte flusso di capitale verso i Paesi Emergenti , fino ad ora considerato un grande vantaggio per paesi nel passato scarsi di capitale, rischia oggi di creare seri problemi. L’IIF scrive che “ la grande dimensione dei flussi di capitali privati crea nuove preoccupazioni nei Governi di quei paesi , alcuni dei quali esprimono preoccupazioni per la pressione all’aumento dei loro tassi di cambio verso il Dollaro, lo Yen, l’Euro e la Sterlina.
Aree emergenti: finanziamenti esteri
(miliardi di dollari)*
|
2008
|
2009
|
2010
|
2011
|
Lat Amer
|
124.6
|
137.2
|
213.6
|
201.5
|
Europe
|
260.0
|
60.7
|
182.5
|
229.6
|
Africa MO
|
88.0
|
46.5
|
86.0
|
85.0
|
Asia
|
121.8
|
337.0
|
342.9
|
317.3
|
Total
|
601,4
|
581,4
|
825.0
|
833.4
|
* Differenze per arrotondamenti
“ Un possibile rimedio, e’ovviamente , l’adozione di controlli sui movimenti di capitale. Notizie di stampa dicono che tali controlli sono stati adottati di recente dalla Corea del Sud e dal Brasile, mentre, ad esempio, la Turchia , sembra contenta della alta valutazione della Lira , materia di orgoglio nazionale. La stampa americana cita Vikram Nehru, Capo Economista della Banca Mondiale per l’Asia ed il Pacifico :”Se l’entrata di capitale rimarra’ forte , soprattutto in uno scenario di sviluppo lento, le autorita’ dovranno tenere conto della necessita’ di bilanciare il flusso di capitali dall’estero – e specialmente l’investimento diretto estero- con il bisogno di assicurare la competitivita’ del paese, la stabilita’ del settore finanziario e il basso livello di inflazione. “ Il problema e’ in qualche modo ridotto da un crescente controflusso di investimenti all’estero da parte dei paesi emergenti. Le cifre relative sono gia’ al di sopra del 200 miliardi di dollari nel 2008, saliranno a 300 miliardi nel 2010 ed aumenteranno ancora nel 2011 di circa il 6%. Se ne potrebbe concludere che il disordine dell’economia internazionale potrebbe finire per deprimere anche lo sviluppo del paesi emergenti, ove il flusso di capitale in entrata fa salire il valore della moneta e riduce il loro vantaggio nella concorrenza internazionale. La nota dell’IIF presenta i seguenti dati sulla bilancia fra importazione ed esportazioni in alcuni paesi.
“Global Current Account Balance”
(billion dollars)
|
2008
|
2009
|
2010
|
2011
|
USA
|
-669
|
-378
|
-498
|
-507
|
Euro area
|
-238
|
-94
|
-50
|
45
|
Japan
|
160
|
142
|
168
|
145
|
Emerging Econ.s
|
591
|
386
|
289
|
145
|
Of which
: Asia
|
436
|
372
|
261
|
233
|
Of which : China
|
426
|
297
|
220
|
210
|
La tabella mostra la graduale riduzione del surplus dei paesi emergenti dovuta all’aumento delle importazioni, prodotto dallo sviluppo del mercato interno, e fondamentalmente, dal loro livello di sviluppo. Il numero positivo relativo all’area dell’Euro e’ dovuto sostanzialmente alle esportazioni industriali tedesche. La nota di ricerca dell’IIF commenta come segue: “Per le economie mature, minacciate dalla deflazione risultanti da un’ offerta di beni eccessiva rispetto alla domanda , una riduzione delle importazioni ed il ri-orientamento della produzione interna verso le esportazioni aiuta a ridurre la preoccupazione della deflazione.” L’odierna strategia americana non sembra includere questo aumento delle esportazioni. In effetti, la stranezza di questa situazione e’ dovuta alla incapacita’ dei grandi paesi sviluppati , le “economie mature” di uscire dalle secche della stagnazione , e di dare una maggiore vivacita’ alla loro economia. Per questa ragione, ambedue le aeree soffrono un rallentamento dell’economia.
L’anno che viene non segnera’ una ripresa dell’economia mondiale. La nota dell’IIF stima l’aumento del GDP delle economie mature al 2,4% nel 2010 e all’ 1,7% nel 2011, mentre i paesi emergenti aumenteranno al 6,8% nel 2010 e del 6,0% nel 2011. Gli Stati Uniti rallenteranno dal 2,8% nel 2010 al 2,3 nel 2011, mentre l’Europa rallentera’ da 1,7% a 1,4% e il Giappone da 3,0% a 1,0%. Fra i paesi emergenti, la Cina si prevede che scendera’ dal 10% nel 2010 al 9,5%, mentre l’India manterra’ il suo tasso di sviluppo immutato intorno all’8%. Il nuovo “stimolo” che gli USA sembrano pronti a porre in atto , mettera’ semplicemente ancora piu’ denaro -a tassi di grande favore- nelle mani degli speculatori , le cui attivita’ non avranno un effetto positivo sulla domanda – i ricchi risparmiano e non aumentano i loro consumi- e , soprattutto, sull’occupazione. La lezione del New Deal e’ ormai esplicitamente considerata come non-americana, e rifiutata per ragioni ideologiche. L’Europa non si comporta meglio.
In sostanza, la domanda non aumenta , sia perche’ negli Stati Uniti le compagnie industriali lavorano per i profitti e non per aumentare la loro quota di mercato, sia perche’ l’”austerita’” adottata in Europa per il timore di un collasso finanziario si e’ rilevata un modo per smantellare quel tanto di servizi pubblici che gli Stati Europei avevano mantenuto per ridurre le ineguaglianze fra i cittadini. Cio’ ha provocato in alcuni paesi delle forti proteste ,che , a loro volta, non sono il miglior modo possibile per dare nuovo vigore all’economia. Si puo’ qindi concludere che il capitale sta sempre piu’ fuggendo dai paesi ricchi che offrono opportunita’ ridotte a causa della stagnazione della domanda. Allo stesso tempo, i profitti delle compagnie aumentano, ma non sono investiti in nuove capacita’produttive nel proprio paese, ma sono spedite all’ estero. Di conseguenza, i paesi ricchi e maturi non soltanto continueranno ad avere una forte disoccupazione,ma anche,e specialmente in Europa, aumenteranno le diseguaglianze fra i loro cittadini , che e’ esattamente l’opposto di cio’ che sarebbe necessario fare per far riprendere le loro economie.
Marcello Colitti
Economist. He was President of Enichem. His last book is "Etica e politica di Baruch Spinoza". Member of the Editorial Board of Insight
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