Grexit - Quanto tempo ancora?

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L'unico risultato delle elezioni è aver guadagnato ancora un po' di tempo, ma senza un cambiamneto della poltica europea, la Grecia non potrà sfuggire al sui  fato.

Nelle elezioni greche del 17 giugno i sette partiti che avevano superato la soglia del 3% nelle elezioni del 6 maggio sono esattamente gli stessi, ma i risultato è questa volta significativamente diverso:

  Percentuali di voti

Formazioni politiche

6 maggio

17 giugno

Nuova Democrazia

18

30,1

SYRIZA

16,8

26,5

PASOK

13,2

12,6

Greci Indipendenti

10,6

7,5

KKE

8,5

4,5

Alba Dorata

7

7

Sinistra Democratica

6,1

6,1

Nuova Democrazia (ND, il partito tradizionale di destra) e SYRIZA (l’alleanza di formazioni di sinistra) hanno ottenuto aumenti di circa 12 e 10 punti percentuali, ma gli altri cinque partiti hanno perso meno di 8 punti; questa differenza dipende dal fatto che nelle elezioni del 6 maggio vari piccoli partiti non avevano raggiunto la soglia del 3%. A parte i Verdi, le altre formazioni erano populiste e conservatrici, e tutte insieme avevano ottenuto il 19% dei volti, mentre nelle elezioni recenti hanno ottenuto meno del 6%.

Questo risultato dà ora a ND la possibilità (grazie al bonus di 50 seggi che il sistema elettorale assegna al partito che prende la maggioranza relativa) di formare una coalizione di governo con il PASOK e (forse) con Dimar (Sinistra Democratica, un partito più pro-europeo che SYRIZA, ma anche più critico con gli obblighi imposti dalla Troika del PASOK). Per Antonis Samaras, il leader di ND, la coalizione di governo rappresenta un bel cambio di strategia politica, visto che durante la campagna elettorale di maggio aveva chiesto un “chiaro mandato” per la sola ND (e quindi per lui). Invece nella campagna di giugno ha chiesto una unione nazionale pro-Europa.

Le elezioni del 6 maggio aveva segnato la fine di un lungo periodo nel quale ND e PASOK erano i partiti dominanti. La percentuale congiunta dei due partiti cade dal 77% del 2009 al 32% di maggio 2012, con un vero e proprio crollo del PASOK (da 43,9% a 13,2%). Ora sta emergendo una nuova dicotomia, con SYRIZA (che nel 2009 aveva ottenuto il 4,6%) al posto del PASOK, che ha pagato caro le misure di austerità imposte dalla Troika.

In apparenza, i risultati del 17 giugno sono quelli che l’Europa chiedeva, anche se una parte (almeno) dell’elite conservatrice tedesca avrebbe preferito una vittoria di SYRIZA, in modo da sbarazzarsi della Grecia una volta per sempre. Guido Westerwelle, il ministro degli esteri tedesco, ha dichiarato che la Troika potrebbe concedere un paio di anni di tempo in più, ma che le misure richieste dal memorandum devono essere rispettate ed attuate. Molti economisti ritengono (vedi Paul Krugman sul NYT del 18 giugno) che il solo risultato sarà quello di guadagnare tempo, ma che senza un mutamento di approccio la Grecia non potrà sfuggire al suo destino. La Grecia cioè ha bisogno di un programma  di investimenti e di sostegno al reddito dei poveri al fine di recuperare la caduta di 20 punti del Pil, non il continuo taglio della spesa pubblica.

Se guardiamo a pochi mesi davanti a noi, possiamo dire che il destino dell’euro non si compierà, ma è molto dubbio che possa resistere fino alle elezioni tedesche dell’autunno del 2013. E’ abbastanza chiaro che fino a quella data è inutile sperare in provvedimenti come la messa in comune dell’eccesso di debito (come proposta proprio dai “saggi” del Consiglio tedesco), o come un’assicurazione europea dei depositi bancari, o come la trasformazione del fondo europeo ESM (European Stability Mechanism) in una banca (che potrebbe quindi essere finanziata dalla BCE), per non parlare poi degli Eurobond. Come ha detto Angela Merkel, non bisogna attendersi grandi novità dalla riunione europea del 28 giugno, se non qualche quantità omeopatica di project-bond.  

Ruggero Paladini

Economist - Professor of "Scienza delle Finanze" at University "La Sapienza" Roma; Member of the Economic Board of Insight - ruggero.paladini@uniroma1.it