Governo e migranti

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Unun fenomeno gigantesco connotato dai sacrifici dei dei migranti nei confronti di sfruttatori senza srupolii. L l’Italia – specie il Sud, coi porti di primo approdo – non può occuparsene da sola.

L’immigrazione è un problema enorme di difficile soluzione. Innumerevoli le persone che ogni giorno – dal Sud e dall’Est – arrivano in Italia, frontiera dell’Europa. Il Governo martedì scorso ha deciso lo “stato d’emergenza” dando per sei mesi pieni poteri, e una dote di (appena) cinque milioni, a un Commissario ad hoc. Potrà adottare, derogando alle leggi, provvedimenti riguardanti gli sventurati che, se non annegano nel Mediterraneo, sbarcano in Italia dopo molte peripezie. Decisione incongrua: manca il presupposto dell’emergenza perché l’immigrazione è ormai strutturale della nostra società. L’emergenza c’era davvero quando il Governo affrontò l’improvvisa pandemia d’un Coronavirus sconosciuto. Allora Giorgia Meloni, dall’opposizione, gridò al pericolo della dittatura. Sorvoliamo per carità di patria!    

          Il “Commissario all’immigrazione” troverà comunque ostacoli a gestire un fenomeno gigantesco. L’Italia – specie il Sud, coi porti di primo approdo – non può occuparsene da sola, impreparata com’è a ospitare quotidianamente tanti immigrati. Il Governo vuole maniere forti con misure concretamente impraticabili: impedire le partenze; impedire gli sbarchi; respingere gl’immigrati irregolari.

Matteo Salvini ha in mano il Santo Rosario, ma è incurante delle sofferenze di quanti, per raggiungere l’Europa, rischiano la vita, fanno sacrifici per pagare sfruttatori senza scrupoli (scafisti; trafficanti) e subiscono mille traversie e violenze. Non contento vuole un’ulteriore stretta, sordo all’appello dei Vescovi e dell’Onu. Ragiona: non agevolando i salvataggi, specie delle Ong, si scoraggiano le partenze e si bloccano clandestini tra cui molti delinquenti. Fa distinzioni tra immigrati praticamente inattuabili. Propaganda che, oltre ai morti, produce più carte che fatti!   

Ripetiamo cose arcinote. Da anni i Governi italiani chiedono giustamente l’attenzione dell’UE su un fenomeno inarrestabile di portata geopolitica e pesante per l’Italia, geograficamente vicina all’Africa. Si sbarca nel Sud-Italia – più a Lampedusa – per sbarcare in Europa. Che dunque ha il dovere verso l’Italia dell’aiuto finanziario e dell’impegno a distribuire nei Paesi europei gl’immigrati sbarcati in Italia. Soluzione elementare se non sorgessero contraddizioni culturali e organizzative.

Anzitutto il paradosso di affrontare il fenomeno migratorio con una mentalità sovranista. Tipica del Governo Meloni, è diffusa in Europa, seppure ambiguamente, trascurando come da alcuni decenni viviamo nel mondo globalizzato. Che per definizione contraddice la concezione proprietaria d’un territorio nazionale. In Europa, d’un territorio facente parte d’un Continente, i cui Paesi dicono – solo a parole – di voler fare dell’attuale “Unione Europea” una vera e propria “Unione politica”. Vale a dire di superare la dimensione mercatistica – prevalente nella costruzione dell’UE – ed esaltarne invece i valori dell’umanesimo. Ma la <<solidarietà>> tra <<Paesi sovranisti>> è una contraddizione in termini. Come esortare gli egoisti ad amarsi!

Difatti ogni Paese accoglie soltanto quanti immigrati gli servono, magari qualificati. Nella stessa Italia, paradossalmente, mentre gl’imprenditori (specie agricoli, edili, del turismo, dei servizi ecc.) chiedono lavoratori immigrati per le loro aziende, il Governo Meloni batte la strada del rigore: pur nell’attuale crollo demografico, poca accoglienza e di ius soli nemmeno a parlarne. Stenta persino, con incredibili ritardi burocratici, a regolarizzare chi accudisce i vecchi: le relative pratiche, tutte regolari, giacciono ferme nelle Prefetture. Ignora addirittura economisti autorevoli che parlano d’incidenza positiva degl’immigrati sui conti pubblici: prodotto interno, pensioni e debito. Contrasta comunque l’immigrazione. Eppure molti immigrati sbarcano in Italia per andare in altri Paesi molto più attraenti.

Il sentimento nazionalistico – chiamato solitamente “patriottico” – è proprio della destra, che ora governa molti Paesi europei lontana però dallo “spirito europeo”. Che va scomparendo anche per la guerra Russia-Ucraina. Dall’inizio della guerra Paesi sovranisti (tipo Ungheria e Polonia, ma non solo) sono costretti ad accogliere ai profughi fuggiti dai bombardamenti russi sull’Ucraina; rifiutano perciò l’accoglienza d’altri immigrati, richiesta dall’Italia. Tra paesi sovranisti ci si allea ma non ci si aiuta. Fa bene la Meloni ad andare in Africa a concludere accordi, che però avranno effetti tra alcuni anni. Farebbe meglio allora a migliorare adesso i rapporti in Europa per farsi ascoltare.

Ma chissà quale Europa immaginano i Paesi sovranisti. Possibile che ignorino la marginalità del nostro Continente nel contesto geopolitico? Già ora l’Europa conta poco, figuriamoci quanto conterà in futuro un’Europa frammentata. Staremo a vedere. Molto dipenderà da come e quando finirà la guerra. Dipenderà ancor più dai risultati delle elezioni europee dell’anno venturo. Al momento il problema dell’immigrazione italiana è soltanto italiano. Lo risolverà il Commissario straordinario? 
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 Dal "Corriere del Mezzogiorno",  16 aprile 2023       

Mario Rusciano

Professore Emerito di Diritto del lavoro, Università di Napoli Federico II.