Godot abita a Bruxelles *
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La vana attesa di un effettivo cambiamento della politica falimentare dell'eurozona. La politica dell’eurozona ci ha abituato all’attesa di eventi più o meno risolutivi. Ma quando l’evento si verifica, è difficile trovare un giudizio chiaro. Nel caso delle recenti decisioni della Commissione europea sulla cosiddetta flessibilità all’interno del Patto di stabilità, I commentatori più accreditai hanno scritto che il bicchiere è mezzo pieno e mezzo vuoto. In effetti, il bicchiere è vuoto. Sotto la veste delle cifre declinate con tanti decimali (uno zero virgola dopo l’altro) nulla. Per alcuni mesi avevamo atteso il famoso piano Junker. Quando si è manifestato, abbiamo scoperto che oscillava tra un inganno e una presa in giro. La Commissione e la Banca europea degli investimenti avrebbero messo insieme circa 15 miliardi. Poi questi sarebbero stati moltiplicati per ventuno mediante investimenti di provenienza ignota, e avremmo avuto a disposizione per investimenti 315 miliardi di euro. L’entusiasmo per un’evangelica moltiplicazione del pane e dei pesci si è rapidamente sgonfiato, ed è cominciata l’attesa per le misure di flessibilità dei bilanci ad opera dalla Commissione europea. Di che si tratta? Andando al merito, la Commissione europea dice che le risorse impiegate per il cofinanziamento di progetti europei dei fondi strutturali possono essere considerati ininfluenti ai fine del calcolo della riduzione programmata del disavanzo. In altri termini, la messa in atto del cofinanziamento, attualmente previsto sulla base dei fondi strutturali, consentirebbe all’Italia uno scostamento dal programma di riduzione del disavanzo pari allo 0,2 per cento del Pil. Attenzione, a condizione di rimanere all'interno della fatidica soglia del tre per cento. Se il cofinanziamento portasse allo sforamento del tetto oltre il 3,02, la “tolleranza” sarebbe annullata. La seconda misura di flessibilità consiste nella possibilità che, in circostanze di grave squilibrio fra crescita potenziale e crescita effettiva (per esempio, la recessione che da tre anni colpisce l’Italia), la Commissione europea, a sua discrezione, potrebbe concedere che il disavanzo sia ridotto dello 0,25 per cento del Pil, invece che dello 0,5 per cento attualmente previsto dalle regole cervellotiche dell’eurozona. Se trovate che tutto questo intreccio di decimali è un gioco privo di senso, avete perfettamente ragione. Siccome, come nel teatro di Beckett, nessuno rinuncia all’attesa di Godot, così ora l’attesa si sposta sulle misure che, si suppone, saranno assunte dalla Bce. Bisogna dire con grande chiarezza che Mario Draghi ha salvato l’euro, tarpando gli artigli dei mercati finanziari, quando decise di “fare tutto il necessario” per impedire il default dei paesi che rischiavano di fallire nell’impossibilità di servire il debito ai tassi d’interesse imposti dalla speculazione finanziaria internazionale. Negli Stati Uniti, la politica della Federal reserve è stata utilizzata per rilanciare l’econmia reale e l’occupaizone. E un risultato analogo è stato ragiuntoin nell’Unione euriopea da Inghilterra e in Polonia. Ma le regole dell’eurozona lo impediscono. Dio acceca chi vuole perdere. Dire la verità, ammettere che la politica dell’eurozona è fallita è ormai la base di qualsiasi discorso diretto a modificare la situazione. Ma il ministro dell’Economia Padoan si dichiara soddisfatto delle misure adottate dalla Commissione europea, e Renzi esalta i “passi avanti” (?) compiuti durante l’evanescente semestre italiano di presidenza dell’Unione. Non sappiamo l’effetto che potrebbe avere un’auspicabile vittoria di Alexis Tsipras in Grecia. Certamente, lo scontro con la Commissione europea (e più ancora col ministro dell’Economia tedesco, Schäuble) si annuncia come un confronto, in partenza, impari. Ma il fatto che il confronto si apra, che la rinegoziazione delle condizioni del Patto di stabilità diventi un aperto terreno di confronto tra un paese membro e le autorità dell’eurozona, rappresenta di per sé la rottura di un tabù. * Articolo pubblicato in Eguaglianzae Libertà (www.eguaglianzaeliberta.it) col titolo:"La flessibilità inflessibile" |