Gli inganni del "Britannicum"
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Il sistema elettorale inglese è persino peggiore dell'Italicum: puoi prendere più seggi con 180.000 voti che con 4 milioni. Il cosiddetto "Italicum" come sistema elettorale non mi piace affatto (anche se non è tanto quello ad essere più criticabile, quanto l'insieme del sistema istituzionale che uscirà da queste riforme). Personalmente sono da sempre un proporzionalista e il meno peggio mi è sempre sembrato il sistema tedesco. Ciò detto, di fronte al "Britannicum", cioè il sistema inglese, l'Italicum è un modello di democrazia. Basta guardare l'esito delle elezioni di ieri per convincersene. I giornali italiani, come sembrerebbe ovvio fare, accanto ai seggi conquistati da ciascun partito aggiungono la percentuale di voti ottenuti a livello nazionale. Provate a cercare questo dato sui siti dei media inglesi. Il Times, ilGuardian, il Telegraph, per citare alcuni dei più autorevoli, non lo mettono, o magari sarà da qualche parte ma di certo non dove è facile trovarlo. Il dato c'è, invece, sia sul Financial Times che sul sito della Bbc, e quest'ultimo riporta anche il numero assoluto di voti ottenuti. Ed è proprio questo dato che è particolarmente istruttivo. In percentuale Conservatori e Laburisti sono separati da un 6,5%, ma con questa differenza non certo clamorosa i primi ottengono ben un centinaio di seggi in più e la maggioranza assoluta in Parlamento. Un vantaggio senza relazione con il numero di votanti, 11,3 milioni per i Tory e 9,3 per il Labour. Per gli altri partiti l'esito è ancora più paradossale. L'Ukip di Farage conquista un unico seggio (per carità, mano male, però...), pur avendo avuto quasi 4 milioni di voti e il 12,6%. Agli scozzesi invece basta meno di un milione e mezzo di voti per ottenere ben 56 seggi, mentre i liberali con un milione di voti in più ne prendono appena 8. Ma - tenetevi forte - prende 8 seggi anche il Democratic Unionist Party, che ha convinto la bellezza di 184.000 elettori; mentre il Sinn Fein, con ottomila voti in meno, ne prende solo la metà, 4. Ora non mettetevi a spiegarmi il maggioritario di collegio, lo so che funziona così: però, francamente, più che un processo di elezione di una rappresentanza democratica questa mi sembra una sorta di roulette elettorale. E non dite che sì, avrà qualche difetto, ma garantisce la governabilità: ammesso (e non concesso) che quello sia il valore da tutelare a scapito della rappresentanza, si sa bene che anche con questo sistema ci sarebbe potuto essere un risultato che avrebbe reso complicato formare un governo stabile. Stesso discorso per la tesi che favorirebbe il bipolarismo (che personalmente trovo un sistema pessimo): si è visto che non è affatto detto. Insomma, il sistema elettorale perfetto non esiste. Bisognerebbe allora scegliere tra quelli che non sacrifichino, in nome di una "governabilità" che alla prova dei fatti spesso si rivela illusoria, una rappresentanza il più possibile fedele delle scelte espresse dai cittadini. Aggiungo alcune osservazioni di Francesco Ersparmer, che insegna ad Harvard. I Tory hanno guadagnato lo 0,8% rispetto alle elezioni del 2010, a fronte della perdita dei liberali, loro alleati di governo, scesi dal 23 al 7,9%. I laburisti, definiti "perdenti" perché hanno ottenuto 26 seggi in meno, sono invece cresciuti dell'1,5%, nonostante che la Scozia, dove tradizionalmente primeggiavano, abbia votato massicciamente per l'Snp, che ha triplicato i consensi (da 1,6 a 4,7%) facendo il pieno dei seggi scozzesi. E l'Snp è anche più a sinistra del Labour. Erspamer nota anche che il blocco liberista (conservatori, liberal democratici e Ulster Unionist Party) ha ottenuto il 45,2% dei voti contro il 59% delle scorse elezioni, il 13,8% in meno. Il "trionfo" di Cameron è dunque dovuto interamente a un sistema elettorale che produce effetti largamente casuali. Il che dovrebbe far giustizia anche della tesi, prontamente diffusa dai commentatori conservatori (e anche da Matteo Renzi) che una proposta politica di tipo socialdemocratico viene punita dagli elettori. Carlo Clericetti
Giornalista - Collaboratore di "La Repubblica.it." Membro dell'Editorial Board di Insight. Blog: http://www.carloclericetti.it |