Entrate, Meloni fa i conti senza il Pil

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Il governo sbandiera incassi record per il fisco, ma se si considera l’inflazione si scopre che il gettito è cresciuto oltre un punto in meno del Pil nominale,

Sabato 9 marzo la Presidente del CdM ha fatto due dichiarazioni di un certo peso in materia di entrate, mostrando la sua abilità nel cogliere ogni possibile occasione. La prima riguarda l’andamento del gettito del 2023: "Lo scorso anno l'agenzia delle entrate ha certificato maggiore gettito per 26 miliardi di euro. Quando tu non disturbi e, anzi, cerchi di dare una mano a chi produce la ricchezza lo Stato ne beneficia".

La seconda riguarda l’evasione fiscale: "Nello stesso anno, il 2023 l'Agenzia dell'Entrate ci dice anche che abbiamo avuto il record di recupero dell'evasione fiscale. Un dato straordinario".  Meloni ha parlato di "un approccio diverso", "collaborativo" e "non vessatorio, per cui lo Stato rischia di diventare un nemico". Ed ha aggiunto: "Se sei in difficoltà ti vengo incontro, se poi mi vuoi fregare per forza allora devo essere deciso nella mia reazione".

Si potrebbe sospettare che nelle dichiarazioni vi fosse un messaggio implicito ai non lontani elettori abruzzesi, del tipo: abbiamo incassato bene, e se votate bene qualcosa per voi vi sarà. Ma lungi da me pensare una cosa simile, anche perché ci hanno pensato abbondantemente i suoi. Vorrei però fare alcune considerazioni strettamente aritmetiche  sulle affermazioni della premier, sulla base di quanto dichiarato dall’Agenzia delle Entrate. Vediamo per prima cosa l’aumento del gettito: quello relativo ai principali tributi gestiti (imposte dirette, indirette, regionali e comunali) ha oltrepassato i 536 miliardi di euro, con un incremento di oltre 26 miliardi rispetto al 2022.

Si tratta dunque di un incremento del 5,1%; ma qual è stato l’incremento del PIL nominale nello stesso periodo? È stato del 6,2% (dati Istat). Cioè le entrate sono cresciute meno della crescita del PIL nominale. Un risultato decisamente poco entusiasmante.

Ma veniamo all’altro “dato straordinario” del recupero di gettito. Lasciamo di nuovo la parola all’Agenzia delle Entrate, la quale certifica che “24,7 miliardi di euro sono confluiti, nel corso del 2023, nelle casse dello Stato, in virtù delle operazioni recupero messe in atto da Agenzia delle Entrate e Agenzia delle entrate-Riscossione, incassando 4,5 miliardi in più rispetto all’anno precedente, con una performance positiva del 22%”.

Un incremento del 22% è in effetti un risultato notevole. Ma l’Agenzia delle Entrate ci offre un dettaglio su queste cifre che può chiarire meglio il 22%; abbiamo 19,6 miliardi che derivano dalle ordinarie attività di controllo svolte dal Fisco, in tal modo ripartiti: 11,6 miliardi da versamenti diretti, 4,2 miliardi da attività di promozione della compliance e 3,8 miliardi da cartelle di pagamento affidate ad Agenzia delle entrate-Riscossione. A queste cifre si aggiungono 5,1 miliardi da misure straordinarie, come “rottamazione” delle cartelle (4,3 miliardi), definizione delle liti pendenti (586 milioni) e pace fiscale (245 milioni).

Dunque i 5,1 miliardi sono 600 milioni in più dell’incremento di 4,5 miliardi, e sono il risultato di piccoli, e meno piccoli, condoni messi all’opera dal governo. Al di là di queste misure l’attività di  recupero di gettito è stata, nel 2023, di assoluta normalità. Si tratta poi di attività che non sempre può essere definita di riduzione dell’evasione, essendo legata ad altre fattispecie giuridico-tributarie, come veri e propri errori nelle dichiarazioni, o contestazioni per la deduzione di voci di costo ed altre complicazioni fiscali. Inoltre le varie paci fiscali hanno un’ovvia conseguenza, quella di convincere il mondo degli autonomi che evadere il fisco sembra essere la strategia che finora si è dimostrata capace di dare molte soddisfazioni.

Ruggero Paladini

Economist - Professor of "Scienza delle Finanze" at University "La Sapienza" Roma; Member of the Economic Board of Insight - ruggero.paladini@uniroma1.it