COP21 e Europa
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La stagnazione economica non può essere la risposta all’effetto serra. Le tesi dei sostenitori della “decrescita felice"sono errate. In materia di ambiente ed impegno contro il riscaldamento globale l’Europa si è comportata bene. Gli obiettivi del Trattato di Kyoto sono stati raggiunti, e l’anno scorso, secondo l’International Energy Agency, il contributo europeo alle emissioni globali di GHG (anidrite carbonica, metano, ossidi di azoto) è stato dell’11,2%, metà di quello del Nord America ed un terzo di quello cinese. L’esperienza degli ETS (emissions trading system) è stata la più importante tra i sistemi c.d. “cap and trade”. Purtroppo in parte questi risultati dipendono dalla recessione e dalla mancata ripresa che ha colpito, in modo differenziato, i paesi europei. Nelle due Tabelle che seguono vengono riportati i dati Eurostat sulla intensità energetica (Tabella I) e su quella di emissione dei greenhouse gases (GHG Tabella II), cioè dei gas ad effetto serra, per cinque paesi dell’area euro e i tre maggiori paesi fuori area euro. La Tabella I misura l’energia, da qualunque fonte, necessaria per produrre una unità di PIL. E’ quindi una misura dell’efficienza nell’uso delle risorse energetiche. I dati sulla sinistra indicano i livelli al 2013, mentre quelli a destra le variazioni nei cinque anni dopo la crisi. Come si può notare vi è una notevole dispersione, con la Polonia molto sopra la media; il Regno Unito e l’Italia risultano i più efficienti. La Germania batte la Francia sia come livello che come diminuzione nel periodo considerato. Da notare la variazione nulla della Grecia, che indica come la diminuzione nell’uso dell’energia sia stata pari alla caduta del PIL. Livelli 2013 Variazioni % 2008-2013 UE 141,6 - 6,2 Francia 143 -5,3 Germania 130,6 -6,9 Grecia 151,3 0 Italia 117,2 -4,2 Spagna 128,6 -10,2 Polonia 294,7 -12,3 Regno Unito 102,7 -7,7 Svezia 143,9 -6,7 ____________________________________________________________ Tabella II Intensità dei gas serra GHG (2000=100) UE 90,8 -3,1 Francia 87,2 -3,2 Germania 97 +1,7 Grecia 89,7 -2,3 Italia 87,6 -7,4 Spagna 86,7 -5,1 Polonia 91,4 -1,5 Regno Unito 94,4 -3 Svezia 82,5 -9,4 La Tabella II fornisce invece un quadro diverso. A parte la Svezia, i paesi con minor emissione di GHG sono la Spagna e l’Italia; la diminuzione italiana è però maggiore di quella spagnola, il che non sorprende, dato che la recessione ha colpito di più l’Italia, con una caduta della produzione industriale particolarmente grave. La stagnazione economica non può essere la risposta all’effetto serra. Le tesi dei sostenitori della “decrescita felice”, (tra i quali il più noto è Serge Latouche) sono errate. Si rivolgono poi solo ai paesi europei e del nord-America ad alto reddito, ma suonano beffarde per i cinesi o gli indiani. Non è con la “simplicité volontaire” o la “sobriété heureuse” che si ferma l’aumento della temperatura della terra. Occorrono investimenti, pubblici ed anche privati, su fonti rinnovabili, ristrutturazione delle case, auto ecologiche. Ed anche vere carbon tax. Ruggero Paladini
Economist - Professor of "Scienza delle Finanze" at University "La Sapienza" Roma; Member of the Economic Board of Insight - ruggero.paladini@uniroma1.it |